Vent’anni di storture dell’euro


Sarebbero 17, ma a quanto pare tutto iniziò prima. L’idea di una moneta unica europea non era, di per sé, sbagliata; anzi, poteva persino avere un valore politico, quel valore politico che l’Europa, dal 1957, non è riuscita mai a darsi, e non ha, soprattutto in politica estera. Uno Stato si caratterizza, infatti, per territorio ed esercito, ma anche per moneta.

Non era così semplice, però. Le monete nazionali erano di molto diverso valore, e non solo per le differenze di economia reale, anzi non tanto per quelle, quanto per amministrazione e gestione. Per capirci, un marco era ben più di mille lire, e in realtà molto, molto di più.

Infatti, l’Italia, sotto le geniali manine dell’intelligentissimo e coltissimo plurilaureato Prodi, pagò un euro, 01, con 1936,27 lire. Una vera follia suicida. Non solo, ma ricordo bene una demenziale pubblicità RAI la quale diceva essere facilissimo calcolare il rapporto lira/euro: arrotondare a duemila! Così ogni euro ci costò di fatto 60 lire in più.

Immagino che, nell’anno 200, i calcoli di qualche burocrate tipo Prodi avessero dato il risultato 01 € = 1936,27. Ebbene, bastava non entrare, a quelle condizioni; o rinviare a tempi migliori. Del resto, la moneta sedicente unica non fu adottata dalla Gran Bretagna, la quale, molti anni prima della brexit, era in Europa, ma si tenne la sterlina; e da varie Nazioni, tra cui Svezia, Danimarca, Polonia…

La Finlandia entrò nell’euro, ma immediatamente abolì quelle cose assurde che sono le monetine da 1, 2, 5 centesimi. Come mai? Ma perché ognuno di noi sa bene che le case sono zeppe di bottoncini inutili e che nessuno vuole: ebbene, 1 centesimo è uguale a 19 lire; due, a 38; cinque, a 95. È incalcolabile quante lire abbiamo buttato via sotto i mobili, in tanti anni di inutili centesimi di euro. E non scordiamo il trucchetto di vendere a 0,99 invece di un euro!

Il problema dunque fu la pessima gestione, non l’idea dell’euro. Era un fatto di volontà politica: un concetto troppo difficile, per i Ciampi, i Prodi, i Monti, i Tajani. Questi sono davvero convinti di quello che hanno letto sui libri dell’università; e non sono mai andati a fare la spesa.
Se no, saprebbero che, il 2 gennaio, appena entrato l’euro, tutti i commercianti pensarono bene di adeguare i prezzi con questo turpe giochino: mille lire, un euro, cioè 1936,27; praticamente, il doppio. Qualcuno portò a un euro anche roba da 500 lire. Roba da arrestarli tutti.

E invece mille lire dovevano essere solo 0,52; levate le minutaglie, 0.50. Ma Prodi, che fu al governo altri sei mesi, stette a guardare in base a qualche ridicola “legge economica” imparata a memoria sui libri; e quando arrivò Berlusconi, idem. Il governo Conte dovrebbe assumere qualche provvedimento. Attenzione, non dico adeguare gli stipendi all’euro: ciò, a parte che è impossibile, condurrebbe a una spirale pazza di aumenti. Dico il contrario, far calare i prezzi, soprattutto di prima necessità. Il pane comune oggi costa 2,5 €, quasi 5.000 lire! Se però volete un computer, ve lo regalano a 200 €.

È un’economia che va a stento, a storture, zoppicando. Solo quando l’economia funzionerà a dovere, avremo anche una finanza funzionante. Che poi la moneta si chiami euro o tallero o ducato o zecchino, è lo stesso.

Ulderico Nisticò


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