Yemen e l’Italia: io questa non l’ho capita


 I fatti: USA e Gran Bretagna, con la collaborazione attiva di Canada, Australia eccetera, compiono azioni militari contro gli Houthi dello Yemen, organizzazione di ribelli che attacca le navi.

 Rapida premessa storica, non sullo Yemen, ma sulla politica USA circa la libertà dei mari, che un loro principio fin dall’indipendenza (1776). Pensate che nel 1811, da poco nati, gli USA fecero una spedizione contro Tripoli, e la cosa è ricordata nell’inno dei marines.

 Torniamo alla cronaca. All’inizio della minaccia degli Houthi, si è formata una coalizione di cui fa parte una nave da guerra italiana. Però cosa succede? Che in guerra contro gli Houthi stanno andando USA, Gran Bretagna, Canada eccetera, ma non l’Italia.

 Il ministro Tajani, a tale proposito, afferma che “l’Italia è stata avvertita, senza chiedere la partecipazione”: e se è così, mi cadono le braccia. Aggiunge che, per fare la guerra, “occorre il parlamento”. Io questa non l’ho capita, e tanto meno capisco dove sia il problema del parlamento, visto che l’attuale governo detiene, in parlamento, una maggioranza grossa quanto una casa; e bastano due ore.

 Vero che c’è l’art. 11 cost, ma, a leggerlo bene, riguarda la “guerra”, cioè un’azione politica e militare contro uno Stato, e non operazioni contro “ribelli Houthi” che nemmeno sappiamo chi sono; e che basta dichiarare pirati, e arrivederci all’art. 11; e comunque c’è sempre l’art. 52, “la difesa della Patria è sacro dovere del cittadino”, e anche una nave italiana è Patria, pur trovandosi nel Mar Rosso o dovunque. E la libertà dei mari è per noi di interesse vitale. Che senso ha mandare una nave da guerra per non combattere? E se, facciamo un esempiuccio, una nave mercantile italiana venisse attaccata, che farebbe la nostra nave da guerra? Aspetterebbe un voto del parlamento e un arrampicamento sugli specchi di Tajani, o risponderebbe al fuoco? O chiederebbe soccorso agli USA?

 M’impaccio poco a ricordare che l’Italia è dal 1981 che invia truppe in Afghanistan, Bosnia, Iraq, Libano, Montenegro, Serbia, Somalia, eccetera, incluso Timor Est che offro un caffè a chi mi sa dire dove si trova, però ci siamo andati con “lo zaino è preparato e il fucile l’ho con me”, come diceva la canzone risorgimentale: governo D’Alema!!!

 Ripeto che non ho capito cosa stia facendo il governo per il quale ho votato. Anzi, che sta facendo l’Italia ufficiale dal 1943; e tanto più dal 1947, quando firmò il trattato di pace come “nazione sconfitta”; sempre con una politica estera, anzi due: una pubblica e una nascosta; e non si sa mai quando è nascosta e quando è pubblica.

Non sarebbe ora di tornare una Nazione indipendente? Eh, aveva ragione Vittorio Emanuele Orlando (con lui Benedetto Croce in una delle tante sue giravolte filosofiche, letterarie e politiche), che, parlando di “libidine di servilismo” a proposito di De Gasperi e soci, propose di non firmare ma solo subire il trattato; senza perciò ipotecare l’avvenire.

 L’avvenire del 1947 è il 2024, in cui USA e Gran Bretagna forse (nemmeno è sicuro!) c’informano della loro guerra; poi se la fanno per conto loro.

 A proposito, avverto io i lettori. Votare non significa votarsi, quindi io sono liberissimo di protestare anche contro il governo Meloni. Anzi, al governo Meloni un poco di opposizione seria e motivata del 2024 non può che far bene, visto che Elly si limita a fare opposizione… al 1924, or è un secolo.

Ulderico Nisticò