Aiutiamoli a casa loro


Renzi, per evitare gli attacchi non dell’opposizione, che gli vuole bene, ma dei suoi di sinistra, faceva meglio ad evitare una frase così “leghista”; ma se è arrivato anche lui al buon senso, benvenuto tra noi, e aiutiamoli a casa loro. Intanto Minniti, ministro degli Esteri, tratta con la Libia per fermare le partenze; e la Libia, o qualcuno della Libia, risponde che ci vogliono armi pesanti e la collaborazione effettiva della flotta italiana nelle operazioni militari. Insomma, è tutto chiaro: urge stroncare la nuova tratta degli schiavi, che fa guadagnare cifre immani a scafisti, falsi benefattori e mafie. Ci sono pure i benefattori genuini, certo: ma dovrebbero essere loro i primi a pretendere di distinguersi ed essere distinti dai magliari; se no, se ne rendono complici.
Dite che ho sbagliato? Che Minniti è degli Interni, e invece il ministro degli Esteri sarebbe Alfano. Alfano? Ahahahahahahahahahahahahahahah! Alfano, chi?

Bene: ma cosa vuol dire, aiutiamoli a casa loro? E qui aiuta me molto la mia condizione di vecchietto, sorretta però da una valida memoria. Negli anni 1980 circa, uno degli scandali peggiori della scandalosissima Prima repubblica fu proprio la “cooperazione” in Africa, un mangia mangia mai visto, che arricchì partiti e marpioni, costò un mare di soldi, e all’Africa non servì a niente. Anzi, in particolare in Somalia, scatenò la corruzione e l’attuale condizione endemica di guerra civile.
Per carità, non ammanniteci un altro imbroglio del genere; un qualche ente con presidenti, vice, assessori, giornalisti prezzolati, poeti e martiri. Provo a spiegarvi io, da reazionario, come si fa un intervento serio:

1. Togliersi dalla testa che il modello occidentale, anche politico, possa essere esportato in quattro e quattr’otto altrove, quando noi, nel bene e nel male, per quel modello abbiamo impiegato secoli.
2. Meno che meno, imbottire la testa degli Africani di chiacchiere come “felicità, progresso, diritti… ”, che sono lussi di chi ha prima raggiunto l’essenziale, cioè da vivere. Già il falso mito della felicità ha rimbecillito l’Occidente (“generazione Bataclan”!); figuratevi dove a stento hanno da mangiare.
3. Perciò, disciplina morale e politica: lavoro e risparmio.
4. Niente soldi in mano ai governi locali, generalmente corrotti e inetti: se li mangiano a svaghi. A proposito, vale anche per la Calabria, che i soldi europei o non li spende o li sperpera a giocattoli.
5. Formazione intellettuale ed etica di una classe dirigente affidabile e onesta.
6. Attività produttive fondate sulle risorse locali.
7. Esportazione della produzione a prezzo giusto.
Servono dunque operazioni politiche; se necessarie, militari. Se sono necessarie operazioni militari, esse devono obbedire al principio del “presto e bene”.

Serve che l’Europa smetta la sua politica di reciproco inganno tra Stati, e persegua una sola linea d’intervento comune.
Se il progetto riesce, l’Africa diverrà, a modo suo, interlocutrice commerciale, e anche concorrente dell’Europa; infine ci sarà reciproco vantaggio.

Ulderico Nisticò


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