Catanzaro, dimissioni, silenzi e tv


Pare che un bel po’ di consiglieri di Catanzaro si stiano dimettendo… e voglio credere che lo facciano sul serio e non per sceneggiata. Pare che ciò metta in pericolo Abramo: e, francamente, ciò è l’ultimissimo dei miei pensieri. Ecco di cosa mi curo.

Ventinove (29) consiglieri sono accusati, e, ovviamente, innocenti fino a sentenza definitiva, di aver arraffato soldi con presunte finte sedute di commissioni; e altre presunte truffe ancora più ingegnose. Soldi, non spiccioli, ma centinaia di migliaia di euro a carico della città di Catanzaro.

E c’è un corollario politico. Se uno sta in Consiglio solo per beccare soldi, tutto farà tranne che il consigliere comunale: e infatti a Catanzaro, come altrove, ciò si vede benissimo dai nefasti effetti.

L’accusa risale, se mal non ricordo, al 13 dicembre 2019; e ne hanno dato notizia non sfaccendati e pettegoli della Vallotta o di Piterà, o di Sala mio dolce borgo di nascita, ma tutti i giornali e le tv della Calabria.

La prefata notizia non ha fatto il solletico a nessuno, finché una tv nazionale, trasmissione di Gilletti, a fine gennaio 2020, non ha montato il caso con un tono duro e sprezzante, il cui sottinteso chiarissimo è “sono i soliti imbroglioni calabresi”. Come il formaggio sulla pasta, arriva poi il caso di Cosenza e Striscia.
Sorvolo sugli aspetti patetici delle trasmissioni di cui sopra.

Una volta spubblicati dal Brennero a Pantelleria, gli accusati, e, ovviamente, innocenti fino a sentenza definitiva, si decidono a provare vergogna e a dimettersi, almeno qualcuno, e ciò dopo quaranta giorni: una Quaresima.

Intanto l’argomento non è stato minimamente sfiorato dai quattro candidati presidenti + 300, e meno che meno dalla sardina Cristallo, che pure è di Catanzaro.

Ancora più zitti i deputati e senatori e roba del genere (per la zona, Viscomi e Vono), nonché i partiti, i salotti e le logge. Presunti amici di qualcuno? Politicamente corretti? Colpiti da raucedine invernale?

Gli intellettuali lacrimosi e buonisti? Non possono esprimersi, avendo la bocca piena di prodotti tipici di Africo; e sono gente educata: non si mangia parlando. Gli antimafia di mestiere? Ahahahah! L’università è chiusa per ferie.

Qualche sventurato che ha buttato via soldi leggendo Pino Aprile, sui social se la piglia con Gilletti in quanto – orrore! – piemontese; e gli ricorda che qui fu – settanta generazioni fa, ricordo io – la Magna Grecia! Come se Fitone e Democede e Cinisco (chi erano costoro? ahahahahahahah) autorizzassero dall’Aldilà a [presunto] rubare.

E invece la Calabria non ha bisogno né di amiconi né di muti né di bugie pietose e di tardivi attacchi di superbia regionale fondata sul nulla e sbarchi di Ulisse; bensì di poderose legnate sulle terga [metaforiche, che avete capito?]; e non le servono dialoghi, inciuci, accorduni e pacche sulle spalle! Se i presunti ladri venissero condannati con sentenza definitiva, il giudice li mandi in galera galera, quella con le sbarre (tranquilli, sto sognando!), ma la gente qualsiasi li deve condannare alla morte civile: devono passeggiare da soli, e nessuno li saluti; e quando, tra cent’anni, defungono, se ne vadano al cimitero da soli in tassì! E tanto meno qualcuno li candidi e li voti.

E invece, vedrete…
Se vogliamo evitare che i “piemontesi” svergognino i [presunti] ladri della Calabria, dobbiamo farlo noi, i Calabresi, e in malo modo.

Ulderico Nisticò