Crollo demografico della Calabria


 Quanto scrivo, potrebbe dirsi dell’intera Calabria, ma ognuno piange i guai suoi. Nel solo 2021, la Calabria ha perso 33.000 abitanti, il che, su un totale di 1.800.000 circa, è un numero preoccupante.

 Preoccupante, ma non attendibile. Queste sono le statistiche comode, quelle fatte dall’ISTAT sommando i dati ufficiali, e non studiando il territorio. Soverato, Perla dello Ionio, conta, secondo i numeri, 8.700 anime, quindi 1.300 in meno di quando ne aveva diecimila. Ma se, passeggiando, alzate gli occhi, vi si presenta lo spettacolo di molte, moltissime serrande abbassate in pieno giorno, segno che in quegli appartamenti non abita nessuno; però, magari, sta annotato nei registri. È, infatti, un fenomeno ormai consolidato, di genitori che vanno “per qualche tempo” a trovare i figli; e tornano a Soverato… e dovunque… giusto per il mare.

 La Calabria manca dunque della materia prima di ogni attività, che non è né oro né petrolio né gas né altro: sono gli esseri umani; ed esseri umani giovani e attivi; mentre l’altro fenomeno, pur esso facile da costatare ad occhio, è l’invecchiamento della popolazione, contro la rarità delle nascite.

 La causa di tutto ciò è, storiograficamente, facile da narrare: dagli anni 1960 le attività produttive sono venute meno, a vantaggio del terziario, ovvero posto fisso. Fino agli anni 1990, il posto fisso di due persone, con due piccoli ma sicuri stipendi, bastava. Oggi, con l’euro, lo stipendio non basta; e del resto il posto fisso non c’è più. Intanto non c’è traccia di agricoltura, allevamento, industria del bosco, artigianato… e non parliamo d’industria. Il turismo è quasi solo balneazione, e in una parte non lunga dell’estate.

 Manca dunque l’economia. Attenti, scrivo economia, cioè produzione e consumo di beni reali; non dico finanza, cioè fogli di carta.

 Quanto ai fogli di carta, si legge che il Piano RR riserva al Sud il 40,8% dei 191 miliardi europei; ma, tra le righe delle roboanti dichiarazioni, troviamo che di progetti reali per spenderli non siamo nemmeno a metà.

 E del resto, come fanno, i 404 paesi della Calabria, di cui almeno 350 microscopici, a progettare qualcosa non dico per un miliardo, ma nemmeno per un milione o centomila euro? Paesi di 500 anime… all’anagrafe: ma vedi sopra sulla realtà; e con abitanti ottuagenari.

 Come fa, una Regione zeppa di ignoranti con laurea e pigri, e notoriamente incapaci di qualsiasi cosa?

 Ci si mettono poi i meccanismi impacciati e impaccianti dell’Europa. Se io ho in mente (e ne ho!) delle idee che, valide in sé, farebbero anche spendere dei soldi europei, e che quindi entrerebbero in circolazione e darebbero lavoro… mi trovo di fronte a delle trappole normative e burocratiche insuperabili; e nessun passacarte mi chiama per sapere cosa proporrei, trovando il modo di realizzarlo; idem per i politicanti. E così io ci rinuncio.

 Servirebbe una rivoluzione di persone e metodi. Se no, il 40,8% del PRR sapete come finisce? Che, trascorso un anno senza progetti, l’Europa se lo ripiglia, e lo manda a chi è più meritevole.

 A chi ha sarà dato, a chi non ha sarà tolto.

 Intanto, ci vengono tolte le persone.

Ulderico Nisticò