Europa sempre più (dis)Unita, e la Calabria.


 In una situazione in cui i 27 Paesi dell’Europa poco e niente Unita, e alcuni più degli altri, vanno ognuno per conto suo, sarebbe un errore far finta di niente e non sbattere invece i pugni sul tavolo. Vedremo a breve i risultati, ma, a quanto trapela, è passato il sacrosanto principio che la questione degli stranieri è europea, e non può essere ammollata all’Italia soltanto, come è stato finora; e che i soldi europei devono essere spesi con intelligenza e non a colpi di carta straccia dei burocrati di Bruxelles.

 Intanto cosa abbiamo scoperto? Che Francia e Germania vorrebbero l’Europa Carolingia, e non solo nel caso Ucraina. E vi siete accorti di cosa ha detto Macron, con pezza a colore peggiore dello struscio? Ha detto, letteralmente, che Francia e Germania stanno lavorando in Ucraina da OTTO anni. Otto anni, quindi dal fatale 2014, quindi non è vero che la guerra è scoppiata all’improvviso il 24 febbraio 2022, come è ufficiale credere: buono a sapersi, vero? Non va bene, e così l’Europa resterà inutili riunioni.

 A proposito: l’Europa Carolingia durò, a stento, dal 774, conquista dell’Italia Centrosettentrionale, all’814, morte di Carlo Magno con troppi e poco validi eredi. Roba da una mezza paginetta del testo di storia per le scuole; e ne è passata acqua dai manzoniani “lavacri di Aquisgrana”, località che, per l’esattezza, non si sa manco dov’era.

 Intanto è l’Europa che manda soldi, sia pure in gran parte prestati. Dei 191 miliardi che toccano all’Italia, il 40% spetta al Sud, e, secondo la Corte dei conti, ne ha avuti il 41 e rotti. Ne ha avuti sulla carta, e solo certi miei amici ingenui pensano che da domani ogni meridionale avrà qualche soldo in tasca. Non è affatto così: i soldi arriveranno DOPO i progetti, e SE i progetti saranno fatti bene, scritti in italiano e tradotti, eccetera. Se non si fanno i progetti, i soldi finiscono in un fondo nazionale, quindi a Milano, Torino, Bologna eccetera, dove li sanno spendere.

 A questo punto, mi pare suicida lasciare le briglie sul collo ai vari sindaci di paesini sperduti, il cui massimo orizzonte mentale è la festa del santo con sagra; e che non hanno progettisti.

 Vedi, per esempio, il fallimento clamoroso della Locride capitale della cultura. Urge un intervento iussivo della Regione, inviando tecnici nei Comuni: con i progetti già fatti, ovvio. Tutta la Calabria dev’essere mobilitata per spendere fino all’ultimo centesimo; e ancora io non sto vedendo tutta questa agitazione.

 Per quel che mi riguarda più da vicino, pochissimo e niente si fa per una politica della cultura. Vi basta l’esempio dei Bronzi archiviati dopo un anno di scarsissima attività?

Ulderico Nisticò