Gli alberghi di Soverato


 Qualcuno conta 500 posti letto, forse sommando anche i B&b. Gli alberghi sono sette a essere larghi, e tutti piccoli. Nessuno ne vuole costruire, e la favoletta del superalbergo di lusso al posto del Quarzo è, per dirla educatamente, una favola: e comunque erano “strutture ricettive”, cioè appartamenti. 

 Ammesso, per gentilezza, ci siano davvero 500 posti letto, se una notte ci dormono 575 persone invece di 500, ecco l’aumento del 15%. Se invece facciamo statistica a occhio tipo “quanta gente”, luglio è andato male.

 Attenzione, io non ho il vizietto meridionale di confondere causa con colpa. La causa è che, fin dagli anni 1980, a Soverato sono stati costruiti condomini invece di alberghi. Molti condomini, è vero, erano destinati all’affittanza in nero, ovvero “pemmu li ffittamu a li bagnanti”. Notate la parola “bagnanti”, che è molto, molto diversa da turisti.

 Ormai è fatta, e c’è una sola possibilità: usare come albergo diffuso il grande, anzi crescente patrimonio edilizio vuoto, vuoto perché la popolazione decresce. 

 Ovviamente, in chiaro, in chiarissimo, reprimendo pesantemente ogni forma di nero: basta controllare se il bagnante provvisorio è davvero “cugino” del proprietario, il che è falso nel 90% dei casi.

 Gli appartamenti sempre più vuoti devono essere affidati ad agenzie, e affittati con regolare contratto, ed esibizione di documenti. Che ne so io, se il “cugino” in nero è uno scafista, un mafioso, un terrorista o un agente segreto che l’insegue? E si portano gli attrezzi del mestiere?

 Segue il pagamento di tasse e spese varie. Aumenterà il prezzo del fitto? Bene. Non ci serve “quanta gente”, ma un turismo di qualità. Ci avevamo provato verso gli anni 1970; poi arrivarono orde (chi si ricorda dei mucchi che dormivano a turno, e di quelli che si portarono via gli elettrodomestici e gli infissi?), e iniziò ad applicarsi la regola: IL TURISMO CATTIVO SCACCIA QUELLO BUONO.

 Ne vogliamo parlare? Ripeto: a settembre, una riunione di lavoro; dieci minuti di intervento ciascuno; e numeri reali, non percentuali, alla mano. Numeri non di “gente” ma di incassi. Il turismo non si misura a pedate, si conta a lavoro e giro di soldi.

Ulderico Nisticò