I Bronzi, “Du’ ova”, o: speriamo nell’UNESCO


 La seconda megariunione galattica della supercommissione siderale Bronzi si è conclusa con un foglio di buone intenzioni. Le buone intenzioni che leggo sono tante, tantissime, troppe e disomogenee; sicché mi tocca ricordare il simpatico detto di Lucca, quando si sentono predicozzi e proclamazioni, soprattutto di politici: E du’ ova… come la nota della spesa.

 Intanto c’è il Logo: non mi piace, ma c’è. Seguono infinite proposte, che, lette in fretta e furia, danno l’idea di voler accontentare tutti: i musicisti; i danzatori; gli Ebrei, gli Iberi e la Sardegna che non c’entrano niente con i Bronzi; Ruvo; i pittori; street art; arazzo di Raffaello; le scuole… Il tutto, in angloamericano, che fa tanto fino. Quanto alla Magna Grecia e alla sua storia reale (inclusa la dicitura Magna Grecia), c’è poco; la poesia della M. G., non viene citata… Bah, io ci penso il 21 prossimo, come leggete.

 E siamo, mentre scrivo, di fatto al 20 aprile, perché in mezzo ci sono le feste di Pasqua. Poi ci sono altre due vacanze, e siamo al 2 maggio. Intanto, per quando è prevista la prima manifestazione? Il 3, il 4, il 5 di maggio? Per giugno? Per Ferragosto? Per Natale?

 Ed è stata tirata fuori un’ideona: i Bronzi patrimonio dell’UNESCO. Un sigaro e una croce di cavaliere non si negano a nessuno, e ormai chiedono il riconoscimento UNESCO anche per il gioco del campanaro! E l’UNESCO riconosce il campanaro come cultura. Comunque siamo sempre al 16 aprile: l’UNESCO, anche se corresse come un matto, darà una risposta a San Silvestro 2022, se non a Capodanno 2023, 24, 25, 26… Ne ha di richieste, l’UNESCO!

 Io intanto conservo accuratamente un bel ritaglio di giornale, che tirerò fuori il 31 dicembre. Sono abituato ai centenari fallimentari della Calabria: san Francesco, Giglio, san Nilo, Telesio, il 1806… e, a Soverato, il Gagini.

 Per il momento, siamo a du’ ova, con i Bronzi. Se invece sarà stato realizzato il programmone, mi complimenterò, il 31 dicembre, con gli organizzatori.

 Per oggi, buona Pasqua.

Ulderico Nisticò