Il contabile di Auschwitz


2001Oskar Groening è un vecchietto di 94 anni che non sembra avere l’aria tenera e indifesa di un uomo della sua età. Il tribunale di Lunenbourg lo ha condannato, alcuni giorni fa, a quattro anni di carcere. Oskar ad Auschwitz sequestrava il denaro dei deportati che poi finivano nelle casse delle SS a Berlino.
Ho cercato di immaginarlo in quei giorni. Spavaldo e aggressivo dentro la sua bella uniforme militare, dava comandi rapidi, decisi ai suoi sottoposti. E dopo che gli ebrei venivano spogliati di ogni cosa l’ho immaginato nel suo ufficio dentro il campo di sterminio.
Nella stanza, dietro la scrivania, alla parete un ritratto del Fhurer e nella parete opposta, quella accanto alla porta di ingresso, una grande bandiera rossa con in mezzo la croce uncinata. Sulla scrivania sul lato destro accanto al telefono un edificante ritratto familiare con moglie e figli, simbolo della razza superiore destinata a dominare e depredare il mondo.
2000In questa atmosfera spirituale di coniuga mento tra l’idea di patria e famiglia, mentre poco lontano gruppi di uomini e donne, nudi, venivano avviati alle “docce”… Oskar contava i soldi sequestrati fino a quel momento della giornata. Da una parte mucchi sparsi di banconote anche sgualcite e dall’altra pile ordinate per taglio e dimensione ben “stirate” con rigida precisione tedesca proprio mentre nel chiuso delle “docce”, centinaia di ebrei soffocavano la loro esistenza, senza colpe e senza speranze, con sullo sfondo un immaginario esercito di soldati nazisti marciante col braccio teso verso l’alto gridando: “Heil Hitler!”.
C’è una foto di Oskar Groening che lo ritrae all’uscita dal tribunale con una camicia bianca a maniche lunghe, un pullover amaranto e pantaloni grigi ben stirati, amorevolmente sostenuto da una giovane volontaria della Croce Rossa che lo aiuta a camminare.
L’accusa ha sostenuto la tesi della complicità nell’omicidio di 300 mila ebrei (la popolazione dell’intera provincia di Catanzaro) del milione “sparito” ad Auschwitz.
Forse, qualcuno di quei trecentomila ebrei, sarebbe arrivato ai 94 anni amorevolmente assistito da giovani e affettuosi pronipoti… ma hanno tutti terminato la loro esistenza nel campo di sterminio… mentre Oskar contava i soldi.

Francesco Raspa


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