La moda e una nuova fattispecie del diritto


Il diritto, insegnano i Romani, regola l’esistente, e, creando regole, assicura non un’astratta giustizia (summum ius, summa iniuria), ma il possibile ordine, e previene discrasie e ingiustizie.

Deve averlo pensato la nostra conterranea Stefania Gallo, che, appena laureata in Legge a Bologna (e auguri!), cerca per la sua scienza un’applicazione che non sia per forza sempre quella prevedibile e abituale.

Studi specifici e fortunati incontri le hanno indicato la strada di un mondo variegato e complesso qual è quello che, per dirla in modo generico, chiamiamo moda; e che non è solo quella degli abiti, ma di ogni creatività: abiti e mobili e oggettistica… ogni umana attività che, se da una parte richiede grande valore aggiunto d’invenzione e di realizzazione, dall’altra si espone a problematiche di varissima natura, dal plagio alla proprietà intellettuale a ogni possibile contenzioso.

E poiché la moda è in continua evoluzione, siamo di fronte a un altrettanto continuo ius condendum sia teorico sia soprattutto pratico e operativo.

La teoria è l’applicazione a questo settore dei principi generali del diritto; ma la pratica richiede una capacità, squisitamente giovanile, di aggiornamento e di rapporti professionali e umani. Certamente ne sapremo di più e meglio, e torneremo sull’argomento. Per ora, alla dottoressa Gallo, un ad maiora.