Ottanta anni fa i nazisti uccidevano Aldo Barbaro: catanzarese e partigiano. La riflessione del sindaco Nicola Fiorita


Si compiono oggi gli ottant’anni esatti dalla morte di Serafino Aldo Barbaro: catanzarese, partigiano, medaglia d’oro al valor militare alla memoria, fucilato dai nazisti a Coassolo Torinese il 21 aprile del 1944. È anche grazie al sacrificio di quel giovane nostro concittadino – Barbaro aveva solo 22 anni quando venne ucciso – che fra qualche giorno festeggeremo la Liberazione del nostro Paese dalla sciagurata dittatura fascista che lo aveva precipitato nella tragedia bellica dopo averne soffocato la libertà.

Le cronache ci raccontano che la sua, al pari di tante altre, fu una morte eroica. Riuscì, nonostante fosse ferito, a portare a termine la missione partigiana in cui era impegnato con i suoi compagni e quando alla fine si trovò in mezzo alla rappresaglia organizzata dal nemico, sparò fino all’ultimo colpo prima di essere catturato e ucciso.

Non aveva avuto dubbi, Aldo Barbaro, ufficiale dell’esercito, all’indomani dell’armistizio: a metà di settembre era già tra i partigiani della II Divisione d’assalto Garibaldi “Piemonte”, a combattere contro i repubblichini di Salò e il loro alleato tedesco per restituire pace, giustizia e libertà all’Italia.

A ottant’anni da quei fatti, come catanzaresi dobbiamo continuare a essere orgogliosi di quella storia; dobbiamo rendere doveroso omaggio alla memoria di quel partigiano e non solo ricordandocene quando passiamo lungo la via che a Catanzaro porta il suo nome. Dobbiamo ricordarlo ogni giorno, quando uscendo da casa ci sappiamo liberi di dire ciò che pensiamo, di votare ciò che vogliamo, di scrivere un libro o un articolo senza il timore che qualcuno venga a chiedercene minacciosamente conto.

Se è questa, oggi, la nostra realtà, lo dobbiamo anche a persone come Aldo Barbaro. Una realtà che può sembrarci scontata ma che non lo è affatto, perché è il frutto di un tributo di sangue che qualcuno ha “liberamente scelto” di pagare per noi. Dobbiamo tenerlo presente sempre e raccontarlo ai nostri figli, soprattutto oggi che i giovani sentono soffiare venti di guerra che non conoscevano e che mettono a rischio il loro futuro.

La libertà, la giustizia, la pace: basta un attimo per perdere di vista il loro valore, ma nel ricordo di chi ha combattuto ed è morto per esse, non dobbiamo e non possiamo permettere che ciò accada.

Nicola Fiorita, sindaco