Lodevoli propositi per un turismo differenziato



Così dichiara la Regione: che la Calabria, nei fatti, ha solo un turismo di balneazione, quindi di breve durata; e, peggio, con servizi limitatissimi a mare e ombrellone… o nemmeno. Ora esponiamo alcune riflessioni:

– Il turismo del 2024 è lontanissimo dagli anni 1950. È un’industria mondiale, non lasciata al caso ma governata da “tour operator”, che indirizzano i flussi secondo i loro interessi. Fino agli anni 1980, anche la Calabria, anche Soverato erano tra le mete di un’onesta serie B; oggi sono retrocesse a una balneazione di scarsissima qualità; ovvero, s’inviano in Calabria quelli che non li vogliono altrove.
– Alla Calabria tutto ciò sta bene, benissimo. Il dilettante di turismo che gestisce un lido durante le ferie, ha il preciso e consapevole scopo di chiudere prima del 31 agosto. Di conseguenza, esaurite le birre a Ferragosto, non effettua altre ordinazioni. Provare per credere.
– Alla Calabria sta bene un turismo di bassa qualità e di ancor più basse esigenze, e che si contenti di un appartamento in nero e una passeggiata sul lungomare.
– Tutto ciò, e non continuo, causa l’evidenza che la Calabria utilizza il 30%, anche meno, delle sue potenzialità. Turismo balneare di stranieri nordici, per cui un nostro ottobre sarebbe caldo come per noi l’agosto? Nessuno. Turismo di salute e per anziani? Niente. Turismo termale? Scarso e con ben noti intoppi locali. Turismo religioso? Poco e niente. Enogastronomia? Siamo ai primi passi.

E veniamo al turismo culturale, che merita un’analisi a parte.

a. Il turismo culturale dà da vivere lautamente non solo a luoghi come Pompei, Caserta, Firenze, Roma, Venezia eccetera; ma anche a paesini italiani meno ricchi di storia di tanti dei nostri, però ben presentati.
b. Quello che si fa nel turismo culturale in Calabria è lasciato all’iniziativa locale, senza alcun coordinamento.
c. È raramente conosciuta la storia della Calabria, e non dico da analfabeti e scappati di casa, bensì dai laureatoni. Magna Grecia? Il massimo che sanno è Pitagora, un Pitagora inventato. Figuratevi, andando avanti, Gioacchino eccetera!
d. E lascio per un ultimo il peggio. In Calabria troppo spesso il concetto di cultura è associato al titolo di studio, il che non è vero; e quasi sempre l’immagine della cultura (e del più o meno genuino “uomo di cultura”) è quella della malinconia e depressione e seriosità (la serietà, è tutt’altra cosa!), cioè l’opposto di quello che cerca il turista.

Serve perciò una moratoria del piagnisteo retribuito e dei film in falso dialetto con falsa traduzione in falso italiese; e, al posto del lacrimatoio, una conoscenza reale della storia, dell’arte, dell’archeologia, della letteratura, della filosofia… e degli aneddoti, anche quelli curiosi e strani e crudeli e simpatici e parapsicologici. Servono dunque film belli e romanzi e teatro.

Ecco come prolungare il turismo e farlo diventare un’attività lavorativa per tanti. E che questi tanti siano professionisti del turismo, con precisi e severi disciplinari. I dilettanti? Beh, si migliorino.

Ulderico Nisticò