Musei, aree archeologiche e turisti intelligenti


Scolacium

Scolacium

 Compaiono cifre imponenti: nel 2023, 250.000 visitatori di Musei e Aree archeologiche della Calabria. S’impone la prima considerazione, la più ovvia, che il sistema funziona, dal vertice regionale alle direzioni delle aree e musei di Bova, Capo Colonna e museo a Crotone, Castelle, Cattolica di Stilo, Galleria di Cosenza, Kaulonia (Monasterace M.), Lamezia, Locri, Metauros (Gioia T.), Mileto, San Francesco di Gerace, Scolacium, Vibo V., Sibari, punto di forza, è un’entità autonoma. Lavora bene tutto il personale, ciascuno per le sue competenze.

 Detto questo per gli addetti ai lavori, serve una riflessione sul turismo in Calabria; e ne parlo senza poter distinguere, nei 250.000, quanti forestieri e quanti calabresi. Se anche metà sono indigeni, è un immenso passo avanti rispetto a quanti conosco io a Soverato che, plurilaureati eccetera, non hanno mai mosso piede a vedere la Pietà del Gagini; e figuratevi se altrove! Se finalmente il dotto calabro sta visitando la sua terra, alleluia.

 E alleluia se i turisti non sono più “Mi sono innamorato di Marina”, e poveracci abbandonati sulla spiaggia; ma qualcuno fa vedere loro la Calabria vera.

 Quella vera, non sbarchi di Ulisse e altre fandonie; non piagnistei segue cena e lautamente retribuiti. La storia, genuinamente conosciuta e non inventata; e non solo quella antica. Storia da presentare come fu, senza ricerche nevrotiche di buonismo che mai fu; e nemmeno del contrario. E storia di esseri umani, non di statistiche, del resto fantasiose anche quelle di oggi, figuratevi quelle di secoli fa.

 E non dimentichiamo che il turismo culturale genera un interessante indotto. E questa è competenza anche degli enti pubblici, però soprattutto dell’economia reale e privata.

 Le scuole dovrebbero visitare la Calabria. Ecco, meno perdite di tempo in conferenze uguali uguali a quelle dell’anno prima e predicozzi vari, e più attività concreta sul territorio.

Ulderico Nisticò