Ponte e altri lavori pubblici


 Piangano pure i misoneisti, i depressi, i passatisti, i nostalgici delle pecorelle e di un passato che mai fu, i rimanisti nei paeselli, i decrescitori [in]felici, i poeti lacrimosi e gli antimafia di professione, e quelli che hanno sempre un’idea migliore di qualsiasi idea migliore: il ponte si farà, e le procedure stanno galoppando.

 Con il ponte, si faranno anche le strade e le ferrovie. Io le voglio. Mi batto da mezzo secolo per la Trasversale; e mentre percorro la gloriosa 106 degli anni 1930 e i ponti monumentali, vorrei percorrere la variante prima del 2030. Non so se sono stato chiaro.

 Però ora vi spiego come ragiona un genuino reazionario. Io voglio i lavori pubblici anche, forse soprattutto, perché dai tempi delle piramidi i lavori pubblici generano lavoro privato: ingegneri, tecnici, operai… e chi lavora e percepisce uno stipendio, porta a casa il pane; e i venditori di pane a loro volta guadagnano eccetera.

 E chi lavora, e solo chi lavora e mangia del suo, è veramente libero, e può dire sì e no al proprio cane e al re imperatore! E vota per chi pare a lui. Ecco la differenza intrinseca, noumenica, tra lavoro e “posto”; posto che, al Sud, deriva dal verbo porre… le terga su una sedia ad ingrigirsi di noia e nullafattenza.

 E invece il lavoro sotto il sole corrobora il corpo e migliora il morale. Il giovanotto che la mattina all’alba deve trovarsi a sudare, non tanto la sera se ne va a bighellonare e in cerca di cattive compagnie e di droga. Il lavoro è la sola libertà e la sola dignità.

 Corollario storiografico. L’arretratezza delle strade e delle strutture in genere, a Sud, si deve, da secoli, anche a una mentalità passatista e retrograda e timorosa di ogni novità: misoneismo; e ad una cultura che, con rarissime eccezioni come Telesio e Campanella, è stata priva di quell’unico sale della vita che è il pensiero critico. In Calabria una persona che ha studiato si dice che è “preparata”, parola che indica participio passato, passivo e molto passivo, del verbo preparare nel senso di addestrare a fare un solo servizio come… e qui per buona creanza non scrivo il plebeo paragone. Ed ecco ottimi medici e ottimi ingegneri e ottimi avvocati che però, dal giorno della laurea, non hanno mai letto un giornale!

 Ecco, i lavori pubblici hanno anche questa desiderabile conseguenza: turbano la lentezza mentale e morale, sconvolgono i territori, favoriscono la mobilità sociale, costringono i pigri ad un aggiornamento continuo, infondono coraggio e voglia di cambiare…

 Comportano dei rischi? Benissimo! E qui ci soccorre Platone con καλòς ὁ κίνδυνος, concetto reso da Nietzsche con VIVERE PERICOLOSAMENTE.

 Ora che il progetto è approvato, avanti con il ponte.

Ulderico Nisticò