Settant’anni di Badolato Marina


 Dopo la giornata celebrativa del 23, di cui Soveratoweb ha già parlato, oggi, 24, alle 18.30, narreremo in un convegno le vicende urbanistiche e sociologiche di quella località, e di altre. Cosa diremo?

 Non è del tutto vero il luogo comune che la costa ionica fosse deserta. C’erano le torri di avvistamento, dette cavallare; e case fortificate di contadini; e, in tempi meno remoti, i parchi, in dialetto barchi, parola araba indicante agrumeti.

 Nel 1876 venne completata la ferrovia Bari – Reggio, e qualche insediamento iniziò a formarsi attorno alle stazioni e ai caselli dei passaggi a livello. Negli anni 1930 venne tracciata la rotabile statale 106.

 È vero però che il trasferimento parziale, poi crescente, dai borghi al mare fu accelerato da avvenimenti traumatici: il terremoto del 1947, con nascita di Isca Marina; e un fenomeno atmosferico che si avvertì in tutta Italia (apocalittica l’alluvione del Polesine), e causò danni gravissimi anche in Calabria.

 Molte case del borgo collinare di Badolato divennero inabitabili. Si discusse con vivacità su ipotesi alternative, alcune delle quali prendevano in considerazione un’area a mezza costa, verso Montemanna; per poi decidere per la zona costiera. Vennero costruite dei casamenti a più appartamenti, che furono assegnati a chi ormai non aveva più un’abitazione.

 L’operazione fu rapida, ma proprio per questo incompleta; e per parecchio tempo le case mancarono di luce elettrica e acqua corrente. Non c’era un mulino, e bisognava rivolgersi a Soverato, da raggiungere in treno.

 In compenso, le case apparvero moderne e sane; e anche in qualche modo allegre, con i loro vivaci colori.

 In Marina si dovette quasi dal nulla formare una nuova comunità, ma con ritmi e regole diverse da quelle della secolare tradizione del borgo antico. Questo, pur patendo gli effetti dello spopolamento, ha guadagnato una buona fama di meta turistica con il suo importante patrimonio di chiese e altri monumenti.

 L’occasione del settantesimo può essere utile ad affrontare la questione – comune a tutta la costa ionica – dei rapporti tra le zone costiere e quelle collinari di Badolato come degli altri Comuni. Apriamo la discussione?

 Serve una nuova 106, che ormai potrebbe scorrere solo a monte delle Marine. Attenti: con il minimo possibile di bretelle (se no, alla calabrese maniera, ogni negozio vuole l’accesso!!!); è importante il recupero della storia, di cui Badolato Borgo è uno specchio con i suoi edifici d’arte e i “catoi”; bisogna puntare su un turismo che non sia solo i quindici giorni di bagni, ma anche culturale, esperienziale, di salute, di studio, religioso… Badolato, da qualche tempo, lo fa con un certo vantaggio anche economico.

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  A proposito di storia, la cronaca di quel 1952 non è stata dimenticata. Esisteva allora una robusta e vivace faziosità politica, effetto delle recenti memorie della Seconda guerra mondiale, cessata da noi nel 1943 come operazioni militari (va ricordata però la battaglia di Badolato contro gli Angloamericani nei primi giorni di settembre); cui erano seguiti il referendum istituzionale e, nel 1948, le prime elezioni repubblicane. Ne era risultata vincitrice la Democrazia Cristiana (DC), ma con un fortissimo Partito Comunista (PCI). Questo aveva in Badolato una vera roccaforte, e il paese veniva chiamato, non tanto scherzando, la Stalingrado (o la Sesto San Giovanni) del Sud.

 La presenza a Badolato di De Gasperi in persona ebbe, con tutta evidenza, anche uno scopo politico. Ed ecco che il PCI rispose con una contestazione di piazza.

 È storia anche questa.

Ulderico Nisticò