Soverato, era digitale e sfide: le riflessioni di Giovanni Sgrò


Tra innovazione e valori umani: il progetto culturale Naturium invoca equilibrio

In un mondo che si muove sempre più velocemente verso l’orizzonte digitale, Giovanni Sgrò, imprenditore visionario di Soverato e fondatore del progetto culturale Naturium, si sofferma a riflettere sulle complesse dinamiche che caratterizzano l’attuale scenario economico e sociale. La sua riflessione, affidata ad un lungo post su Facebook, prende le mosse da una situazione emblematica: la storia di 40 giovani, molti dei quali laureati, rimasti senza contratto dopo aver lavorato in un centro di smistamento pacchi.

Un episodio che non solo evidenzia la fragilità delle condizioni lavorative in certi settori, ma che si lega anche a una questione più ampia, quella dell’impennata dell’e-commerce e delle sue conseguenze sul tessuto economico e sociale.

“Quando parliamo di progresso e innovazione, non possiamo ignorare le persone che stanno dietro ogni processo, ogni pacchetto spedito, ogni prodotto acquistato online” sottolinea Sgrò. La situazione al centro di smistamento non è che la punta dell’iceberg di una realtà in cui il lavoro precario diventa norma, e in cui giganti della tecnologia prosperano, muovendo ingenti somme di denaro, spesso a discapito di condizioni lavorative eque.

La riflessione di Sgrò va oltre la critica alla precarietà lavorativa e tocca il tema della sostenibilità del modello di consumo attuale. “Stiamo assistendo a un cambiamento epocale, dove la convenienza dell’acquisto online si scontra con la perdita di posti di lavoro e la chiusura di negozi fisici, pilastri di comunità locali e economie cittadine” afferma l’imprenditore. Il dato allarmante di migliaia e migliaia negozi in meno in Italia tra il 2022 e il 2023 è un campanello d’allarme che non può essere ignorato.

Ma Giovanni Sgrò non si limita a diagnosticare i mali dell’epoca; il suo progetto Naturium si pone come esempio di come innovazione e valori umani possano coesistere. “È essenziale che imprese, sindacati, politici e cittadini lavorino insieme per costruire un futuro in cui la tecnologia serve l’uomo, e non il contrario. Dobbiamo riscoprire il valore della solidarietà, del lavoro che non solo fornisce un reddito, ma anche soddisfazione e senso di appartenenza a una comunità”.

In quest’ottica, il caso dei 40 giovani senza contratto diventa un simbolo di una lotta più ampia, quella per un’economia che non sacrifichi l’umanità sull’altare dell’efficienza. “La felicità e il benessere non derivano solo dal successo economico, ma anche dalla capacità di contribuire al bene comune e di realizzarsi in un lavoro che sia fonte di orgoglio e di realizzazione personale” conclude Sgrò, invitando a una riflessione profonda su cosa significa progresso e su come possiamo costruire un futuro che sia davvero migliore per tutti.