Uno non vale uno, e Camera corporativa


“Uno vale uno”, principio sempre ripetuto dai 5 stelle, è il massimo dell’isonomia, ovvero uguaglianza di diritti fra tutti i cittadini. Del resto, anche senza aspettare i 5 stelle, tutte le moderne democrazie adottano tale isonomia: tutti possono votare, con voto individuale; e tutti si possono candidare a tutto; e tutti godono anche di “parresia”, ovvero libertà di parola.

Ogni tanto, però, qualcuno esprime dei dubbi: ed ecco che Grillo, fondatore e padre nobile dei 5 stelle, dice che bisogna togliere il voto agli anziani. Dunque a me, che l’anno prossimo faccio 70 anni; dunque a lui, che ne ha già due più di me.

Qualche mese fa, e ancora oggi leggendo i sondaggi, qualcuno voleva togliere il diritto di voto a quelli che votavano Lega!!!

Ho addotto questi esempi demenziali solo per insinuare una considerazione: siete proprio sicuri che vada bene, l’isonomia? Siete certi che sia l’unico metodo possibile di rappresentanza politica?
Intanto, l’isonomia è recente. Gli Stati liberali del XIX secolo facevano votare pochissimi: la prima Camera del Regno d’Italia, nel febbraio del 1861, venne eletta da 400.000 persone; ma votarono solo metà, perché i cattolici si astennero. Il criterio era liberale: votavano solo i benestanti.

Il suffragio universale maschile risale al 1913, e con vari limiti. Le donne votano dal 1946… ed è grasso che cola, al confronto della Svizzera, dove le signore vanno alle urne solo dal 1970.

In Gran Bretagna la Camera dei Comuni viene eletta a suffragio universale; ma quella dei Lord è formata da discendenti degli antichi feudatari normanni e cooptati, e vi si siede per eredità.

Nei Paesi anglosassoni, del resto, votano in pochi. E, attenzione, il “leader” del partito vincente diviene ipso facto “premier”; il “leader” viene eletto non da tutti, ma dal suo partito: l’attuale, Johnson, da ben… 160.000 iscritti. Poco più della Piattaforma Rousseau, alla fine dei conti!
I sovrani di Andorra, Belgio, Danimarca, Gran Bretagna, Liechtenstein, Lussemburgo, Monaco, Norvegia, Olanda, Spagna, Svezia, per restare all’Europa, non sono eletti affatto, ma “morto il re, viva il re”.

Il papa viene eletto dallo Spirito Santo per mezzo dei cardinali, e non dei parroci e monaci di cerca, e tanto meno dei fedeli, e magari dopo paparie. Il papa è anche sovrano assoluto della Città del Vaticano, dove non c’è parlamento.
Nel Medioevo, si votava per ceti. Dante, volendo partecipare alla vita politica di Firenze, dove si votava per “Arti” cioè essendo lavoratori, si spacciò speziale. A Catanzaro (Statuti nella versione 1473), si eleggevano 15 consiglieri nobili, 15 onorati, 15 operai della seta; ma i nobili non votavano per gli operai, o viceversa.

Io insisto, come da anni, che ci vorrebbe una Camera politica (cento persone, e sono pur assai), eletta con il maggioritario secchissimo; e una Camera corporativa, in rappresentanza dei corpi intermedi della comunità; e con funzioni ben differenziate.
Ci fu un periodo, fino agli anni 1980, in cui alcuni partiti (PCI, MSI, qualche volta anche la DC) fungevano da corpi intermedi e selezioni della classe dirigente. Oggi che partiti non ce ne sono più ma solo dirigenti autoreferenziali, votare “uno vale uno” significa lasciare pecore senza pastore e senza manco cani, ognuna a brucare la sua erba buona o avvelenata.

Ulderico Nisticò