Allerta tonno in scatola: ecco la lista nera, controlla quale mangi


Consigliamo a tutti di diffondere il più possibile questo articolo, la gente deve essere informata su cosa mangia!
In Italia, i primi cibi conservati in scatola, approdarono nelle nostre cucine – dagli USA – negli anni ’50. Fra essi il tonno in scatola, che oggi rappresenta uno dei cibi conservati fra i più diffusi nel nostro paese. La produzione e commercializzazione di questo prodotto, è affidata a diverse aziende che operano nel settore alimentare. In quest’articolo, vogliamo proporre un’indagine sviluppata da Greenpeace relativamente alla sostenibilità alimentare del tonno in scatola che, se non controllata a dovere, genera problemi di sicurezza, salute e impatto negativo sull’ambiente e la sua biodiversità: la pesca indiscriminata del tonno, non sostiene l’ambiente e nemmeno il mercato alimentare.

Tra le prime cose da controllare quando si acquista un tonno in scatoletta è l’assenza di additivi ed esaltatori di sapidità, sostanze che migliorano sì il sapore del prodotto, ma ne presentano un prodotto di scarsa qualità o pessima qualità; altro controllo è quello dell’olio utilizzato, il migliore è quello d’oliva extravergine, ma vi sono anche tonni in scatola al naturale, quindi privi di olio, dove il sapore verrà mantenuto più vicino a quello semplice e genuino.

L’indagine di Greenpeace mette sotto al microscopio 14 aziende che, insieme, coprono l’80% del mercato nazionale di tonno in scatola, è atta a far emergere per ognuna, le modalità di pesca, conservazione e distribuzione del prodotto, tracciando così una mappatura del settore, creando una sorta di pagella che va dal peggiore al miglior prodotto in vendita nel nostro paese.

14° posto – Tonno Maruzzella: voto 1.3 – E’ il tonno maggiormente venduto nel nostro paese, eppure, è l’ultimo di questa classifica. Secondo le verifiche dell’indagine condotta da Greenpeace infatti, il tonno Maruzzella, prodotto dall’azienda Igino Mazzola, non mette in atto politiche di a garanzia della sostenibilità del prodotto.
Pur avendo pubblicato sul sito aziendale una politica sulla pesca sostenibile, all’atto pratico non viene garantito in concreto che i metodi di pesca utilizzati non contribuiscano a distruggere l’ecosistema o peggio, non vengano messi in pratica metodi di pesca considerati illegali, come ad esempio l’uso di palamiti o reti a circuizione che provocano la pesca accessoria di piccoli squali o tonni giovani. Oltre ciò, non esistono criteri di garanzia anche per ciò che riguarda la scelta delle tipologie di tonno, cosa che fa sospettare l’impiego di tonno obeso o a pinna gialla che sono considerate specie vulnerabili. Poco chiare anche le pratiche relative all’acquisto dei tonni che potrebbero essere acquistati da pescherecci che praticano pesca illegale.
13° posto – Tonno Conad: voto 1.3 – Contrariamente a una precedente indagine simile, l’azienda stavolta ha deciso di fornire le documentazioni richieste per effettuare le dovute verifiche. Ad ogni modo, nessuna politica di sostenibilità è stata decisa e messa in atto dalla Conad e non è chiaro il tipo di pesca messo in atto, e neppure è possibile risalire al prodotto che finisce in scatola: nessuna tracciabilità viene infatti garantita.
Per ciò che riguarda i metodi di pesca, l’azienda conferma – solo a parole – di utilizzare reti a circuizione, ma non conferma di non utilizzare FAD (sistemi di aggregazione per i pesci) o pesca con palamiti, una sorta di lenza di grosso calibro cui vengono applicati ami a distanza regolare: questo metodo di pesca causa un grave impatto sull’ambiente marino. Nessun impegno scritto sulla volontà di porre rimedio alla sostenibilità e anche, all’etichettatura del prodotto che, ancora oggi, presenta un nome generico e non quello scientifico: l’azienda ha promesso di cambiare le etichette entro la fine del 2015.

12° posto – Tonno Mare Aperto – Star: voto 1.3 – prodotto in collaborazione con la spagnola Jealsa Rianxeira, il tonno Star Mare Aperto, fra i più diffusi nel nostro paese, quest’anno ha deciso di pubblicare una politica aziendale rivolta alla sostenibilità. Malgrado ciò però, nessuna garanzia viene confermata sulla scelta dei tonni, sui metodi di pesca e sulle politiche attuate per non creare danni all’ecosistema marino.
11° posto – Tonno Nostromo – voto: 1.4: dopo il tonno Riomare, il Nostromo è il più venduto in Italia e fa parte del Gruppo Calvode, azienda conserviera spagnola fra le più grandi e importanti al mondo.
Nonostante ciò, l’indagine condotta da Greenpeace lo pone solo al quarto posto. I metodi di pesca non sono trasparenti e le politiche di sostenibilità sui metodi di pesca non sono esattamente descritti, anche se la Calvo promette di realizzare una politica aziendale atta a garantire la sostenibilità di tutti i processi di produzione del prodotto finale, dai sistemi di pesca all’inscatolamento.

10° posto – Tonno Auchan – voto: 2.1: chi non conosce il gruppo Auchan? La catena di distribuzione, gestisce da due anni la vendita dei tonni in scatola a marchio Auchan, Conad e SMA. Nessuna politica di sostenibilità è stata ancora presa in considerazione e sono poco chiari tutti i passaggi produttivi, compresi quelli relativi la tipologia di tonno che viene conservato in scatola.
9° posto – Tonno Carrefour – voto: 2.1: altra catena di distribuzione presente su tutto il territorio nazionale, commercializza un tonno a marchio proprio. Purtroppo però, l’azienda non mette in atto criteri di sostenibilità troppo chiari, anche se, nelle politiche aziendali, parla di pesca responsabile, ma in maniera troppo generica. Come nei casi precedenti, non è possibile comprendere il tipo di pesca adottato e nemmeno le specie utilizzate per essere conservate in scatola.

8° posto – Tonno Consorcio – voto 2.4: commercializzato dalla Icat Food, insieme ad altri marchi quali ad esempio il tonno Angelo Parodi, l’azienda ha – per la prima volta quest’anno – pubblicato una politica aziendale sulla sostenibilità alimentare, chiedendo anche a Consorcio e ai vari fornitori di fare lo stesso. Malgrado ciò, nulla di concreto all’orizzonte.
Poco chiari i metodi di pesca e la tipologia di tonno utilizzato. Un miglioramento si è registrato nell’etichettatura, che ora presenta sia l’area di pesca che il nome scientifico, ma nessuna indicazione sul metodo in cui viene pescato il tonno.
7° posto – Tonno San Cusumano e Tonno Auriga – 3.2: entrambi prodotti dalla Nino Castiglione che, pur non essendo particolarmente conosciuta nel nostro paese, fornisce tonno in scatola alle più importanti catene di supermercati nazionali. L’azienda aveva iniziato un percorso di politica aziendale relativo alla sostenibilità, tracciandone le linee guida, ma sembra essersi arenata.

La tracciabilità è a buon punto, ma ancora oggi i metodi di pesca utilizzati non garantiscono un minor impatto negativo sull’ambiente marino. Stesso discorso sulla trasparenza relativa ai tonni utilizzati e le politiche di promozione per la creazione di riserve marine. L’etichettatura è ancora generica. L’azienda ha promesso di immettere in etichetta il nome scientifico e le zone di pesca.
6° posto – Tonno Callipo – voto 3.7: pur avendo circa due anni fa scritto e pubblicato sul proprio sito una politica aziendale rivolta alla sostenibilità, all’atto pratico l’azienda non fornisce una documentazione atta a garantire che queste politiche vengano realmente attuate dai vari fornitori. Sono diversi gli impegni che sono stati presi, almeno per iscritto, come la creazione di riserve marine e la lotta alla pesca illegale. Si attende che le promesse scritte si tramutino in fatti concreti. Ma è già qualcosa.
5° posto – Tonno Esselunga – voto 3.8: anche la Esselunga, una delle più importanti catene di supermercati italiani, ha preso impegni scritti sulla sostenibilità alimentare del proprio tonno in scatola, circa due anni fa, chiedendo ai propri fornitori di attenervisi. Attualmente l’azienda dichiara di non utilizzare tonni pescati con palamiti e in aree di sovra sfruttamento, ma è necessario un impegno maggiore per ciò che riguarda altri metodi illegali di pesca e anche, la garanzia di non utilizzare più tonni a pinna gialla, seriamente minacciati dalla pesca indiscriminata.
4° posto – Tonno Coop – voto 4.3: la Coop garantisce, attraverso una politica aziendale scritta, un approvvigionamento ecosostenibile del tonno conservato in scatola, eppure, Greenpeace attraverso questa indagine, ritiene che l’azienda leader nel settore della grande distribuzione, debba fare qualche passo in più, in special modo per ciò che riguarda le politiche di salvaguardia dell’ecosistema.

Dalla metà del 2013, la Coop distribuisce tonno in scatola a pinna gialla pescato a canna, ma non tutto il tonno commercializzato a marchio Coop viene pescato in questo modo. Pesca con reti a circuizione e sistemi di aggregazione sono ancora largamente utilizzati. L’etichettatura indica sia il nome scientifico che le aree di pesca.

3° posto – Tonno Rio Mare – voto 4.8: prodotto dalla Bolton Alimentare, l’azienda detiene ben il 40% del mercato del tonno in scatola. Malgrado ciò, pur avendo pubblicato politiche aziendali orientate alla sostenibilità, l’azienda è ancora in ritardo nella messa in atto di tali politiche. Solo a partire dal 2017, infatti, il tonno utilizzato per l’inscatolamento sarà pescato con tutti i criteri di sostenibilità. Più volte negli anni l’azienda ha propagandato di voler utilizzare solo “altre metodologie di pesca future”, senza però chiarire quali siano queste metodologie.

Per ciò che riguarda la distribuzione di tonno in scatola nel nostro paese, l’utilizzo di tonno a pinna gialla è costante, cosa che invece l’azienda si è impegnata concretamente ad evitare in nazioni quali Olanda, Austria e Germania. I metodi di pesca sono quelli con reti a circuizione e con palamiti. L’azienda poi, da tempo, garantisce di non acquistare tonni da pescherecci che pescano con metodi illegali e sostiene la realizzazione di riserve naturali.

2° posto – Tonno Mareblu – voto 5.8: commercializzato dalla Marine World Brand, multinazionale e leader sul mercato europeo, Mareblu ha adottato da tempo precise politiche aziendali dedicate alla sostenibilità, oltre ad aver preso l’impegno – entro il 2016 – di utilizzare in maniera esclusiva, tonni pescati con metodi sostenibili. Le materie prime provengono al 100% da pesca a canna e reti a circuizione, ma senza aggreganti.

In ogni caso, il tipo di tonno utilizzato è ancora quello a pinna gialla che, come si sa, è a rischio estinzione. Mareblu è impegnata nella promozione della creazione di riserve marine ed espressamente, sostiene la tutela delle Pacific Commons, al largo del Pacifico. Non acquista tonni da pescherecci che pescano con metodi illegali e l’etichettatura indica tutte le specifiche richieste: nome scientifico, aree e metodi di pesca.

1° posto – Tonno Asdomar – voto 6.1: primo in classifica, questo tonno – prodotto dalla Generale Conserva – ha scelto di adottare e mettere in pratica politiche si sostenibilità e anche la massima trasparenza nei confronti dei propri consumatori. Il tonno, pescato quasi esclusivamente con metodi selettivi, che riducono l’impatto negativo sull’ecosistema marino, in alcuni casi è però del tipo a pinna gialla. L’azienda è impegnata nella realizzazione di riserve marine ed è impegnata fortemente nella lotta all’acquisto di tonni da pescherecci che utilizzano metodi illegali. L’etichettatura rientra pienamente nei canoni della trasparenza: sono indicati nome comune e nome scientifico dei tonni utilizzati, l’area FAO di origine, l’oceano e il metodo di pesca. Approvato, al 100%.

Tutte le tipologie di tonno in scatola sopracitate sono utili per la cucina di ogni giorno e presentano principalmente tipologie di tonno atlantico, lavorato fresco e con olio di oliva extravergine. Vi è però da dire che il buon tonno in scatola è presente sotto forma di aziende di nicchia italiane, che utilizzano tonni mediterranei, come il prelibato Tonno Rosso, dalle caratteristiche delle carni di gran lunga superiori, con una lavorazione curata, anche nella scelta dell’olio extravergine di oliva, ma con un prezzo drasticamente alto. (Fonte: http://letalpe.net/tonno-scatola-14-tipi-a-confronto) E’ consigliata la massima diffusione per informare più persone!


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