Fascismo e antifascismo a Soverato nel Ventennio


soverato_antica Soverato del 1922 era urbanisticamente piccola, e contava tremila abitanti. Era, per commerci navali e ferroviari da e verso l’intero, per artigianato e pesca, una località vivacissima sul piano economico, e quindi fervente di politica. Oggi è estesa e conta quasi diecimila anime, però campa di stipendi e più di pensioni, perciò non esiste alcuna vita politica. La premessa è necessaria, a far capire a un giovane d’oggi che un tempo, in Italia e a Soverato, esisteva la politica e oggi no.

 Nel 1922 era sindaco l’imprenditore Filippo Caminiti, figlio di Rocco che era stato anche lui sindaco. Filippo aderì al fascismo, e nel 1926 da sindaco divenne podestà. Era la nuova istituzione comunale, che sostituiva quella di età risorgimentale. Il podestà, di nomina governativa, era onnipotente; ma era anche controllatissimo, e bastava una nota dei Carabinieri perché venisse destituito o peggio. Anche senza motivazioni particolari, i podestà venivano spesso sostituiti. Caminiti, caso non comune, fu l’unico podestà di Soverato nel Ventennio; ma, pochi mesi prima del 25 luglio 1943, rassegnò le dimissioni, il che autorizza il sospetto che qualcuno lo avesse discretamente avvertito. Lo troveremo, infatti, senatore liberale nel 1948.

 All’interno del Fascio soveratese, le cose non erano però così tranquille; e, come spesso, la lotta politica e di potere si trasferì all’interno del fascismo. Si trovò più o meno sinceramente un’intesa tra Caminiti, podestà, e Peppino Scalamandrè segretario del Fascio. Il Fascio era anche punto di riferimento per lo sport e varie attività, tra cui le colonie montane, o ricevere dall’interno le colonie estive.

 Soverato venne guardata con attenzione. Si potenziarono le ferrovie, le FFSS e la Calabro-lucana. Nel 1935, la statale 106 giungeva a Soverato. Nel 1937 si aprì l’industria del Quarzo, che lavorava il materiale di Davoli e lo avviava, per mare, ad industrie di Pisa. Lo stesso anno, il Centro di cura elioterapico.

 Il Ginnasio e collegio dei Salesiani facevano di Soverato un centro regionale di studi. Scuola e oratorio insegnavano anche musica, teatro, sport… Nel 1941, non senza qualche difficoltà e non senza appoggi governativi, veniva istituita la Parrocchia di Soverato Marina, affidata alla Congregazione Salesiana.

 Ottimi i rapporti tra la Chiesa e il fascismo, anche a Soverato. C’è però un curioso episodio del 1930. L’anno prima, Mussolini aveva firmato i Patti Lateranensi, con una radicale rivoluzione rispetto alla politica liberale risorgimentale, che era anticlericale quando non dichiaratamente anticristiana. Non mancarono però sussulti, sia di parte fascista (Gentile in senato votò contro i Patti), sia da parte di elementi cattolici che vedevano la cosa come una rivincita del 20 settembre: festa, per altro, abolita dal fascismo. Ci furono mesi di attriti; a Soverato si agitano i fascisti locali, e i Salesiani, con esagerata prudenza, celebrano il Corpus Domini all’interno dell’Istituto! Il contrasto nazionale e locale venne subito ricomposto, e tornò il sereno anche qui da noi.

 Sul fronte che solo per comodità chiamiamo di destra, contava moltissimo la componente monarchica, con il sostegno dei Lucifero. Antica famiglia di Crotone, con parentele e interessi nel Soveratese, i Lucifero avevano una tradizione culturale rara nelle famiglie aristocratiche meridionali, e memorie “giacobine” (uno dei quattro messi a morte a Crotone nel 1799 era un Lucifero), poi divenute liberali e sabaude, con simpatie socialdemocratiche. Don Falcone sarà ministro della Real Casa di re Umberto II, e lo rappresenterà durante l’esilio. La sorella Teresa aveva sposato Diego Marincola, ultimo barone di Soverato; ne nacquero tre figlie: Enrichetta sposò Fausto Caminiti; Margherita, Checchino Carnovale, podestà di Catanzaro; un’altra, a Genova. Tramite i Lucifero, Enrichetta sperava di trasmettere il titolo baronale al figlio Domenico (Mimì), sebbene la legge salica dei Savoia vietasse le successioni femminili. Non se ne fece nulla anche la per la morte immatura di Fausto, e il titolo è cessato.

 Molto presenti in Casa Reale, i Lucifero lo erano anche in Vaticano. Li circondavano numerosi aderenti, e anche dopo la guerra, la destra del nostro territorio sarà a lungo monarchica piuttosto che fascista.

 Mussolini passò da Soverato in treno nel 1938; il re imperatore, in auto nel 1940.

 Veniamo all’antifascismo, ovviamente soccombente nel Ventennio, ma tutt’altro che spento. A Soverato era già radicata una tradizione socialista: s’intende, e come in tutto il Meridione, borghese e del ceto produttivo. Non poteva agire, ma era ben nota, con figure come i Peronace, e Filippo (Pippo) Caminiti di Domenico, questi in palese opposizione al cugino podestà; e non di meno al proprio fratello Fausto e ai Marincola-Lucifero. Dinamiche politiche, ma anche familiari.

 Dubito che questi socialisti fossero anche tutti repubblicani, se Soverato diede, il 2 giugno 1946, la maggioranza alla monarchia. Ma alle prime elezioni amministrative vincerà il Fronte popolare socialista e con gli allora pochissimi comunisti; poi abbattuto da un decennio di centrodestra, o sarebbe più preciso dire destra centro; fino alla svolta a sinistra della DC.

 Durante la guerra, Soverato era stata sede di un reparto di fanteria, che si illustrerà, ai primi di settembre 1943, combattendo contro gli Angloamericani a Badolato; e di una batteria di cannoni antinave e antiaeree, che colpirono un sommergibile inglese e abbatterono un aereo americano proprio poche ore prima dell’armistizio. Il nome di “Chianu da batteria” si conservò a lungo; e ancora, nel Giardino Botanico tra un rovo e un desolato abbandono (ci abbiamo fatto teatro, ma era cultura, e non sufficientemente triccheballacche in quasi inglese, e non si ripeté più), si possono intravedere le piazzole dei cannoni. Il 9 settembre Soverato venne occupata da un corpo canadese.

Ulderico Nisticò


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