Fioramonti come sintomo


Questo Fioramonti è capitato ministro della Pubblica Istruzione come io potrei capitare tra i vincitori della lotteria: per caso; e non varrebbe la corrente elettrica che uso per scrivere. Detto questo, sarebbe finito l’articolo; perciò d’ora in poi io non parlo più di Fioravanti come ministro o come persona, ma come sintomo: egli infatti è un esempio davvero evidente di politicamente corretto, di mentalità da rivista radical chic letta in sala d’attesa del medico, di luoghi comuni salottieri. Non sto parlando di Fioramonti, dunque, ma di quello che costui, senza manco saperlo, rappresenta.

Fioramonti vuole togliere il Crocifisso dalle scuole. Novità? Lo voleva fare anche don Milani, pare, in una delle sue non poche aberrazioni. Motivo? Un presunto Stato laico (ma leggete l’art. 7 della vigente costituzione!!!); oppure che nelle scuole ci sono musulmani. Oppure, e qui la cosa si fa seria, che tantissimi ragazzi italiani e figli e nipoti di Italiani non sono battezzati, non hanno frequentato il Catechismo, non vanno in chiesa o all’Oratorio, e sono esplicitamente atei. E nell’ora di religione sentono parlare di immigrati, e mai di Cristo; o, più spesso, ripassano i compiti o si corteggiano.

Venti anni fa, un’indagine appurò che a Milano – era arcivescovo Martini – frequentava la chiesa il 7% della popolazione: però Martini era tra i principalissimi collaboratori del Corriere della sera! Ovvero, se un marziano sbarcato a Milano leggeva il Corriere, pensava di trovarsi ai tempi di sant’Ambrogio o di Federico Borromeo; se dava un’occhiata al Duomo, si accorgeva di essere ai tempi di Martini… o di Fioramonti.

Fioramonti vuole eliminare lo studio della storia, perché, studiandosi le guerre, i ragazzi sarebbero istigati alla violenza. Anche questa è una vecchia lamentela, e già l’illuminismo era ferocemente antistoricistico. Parole troppo difficili per Fioramonti, ma è da lì che gli viene quest’altra bella pensata.

A parte che la storia si studia malissimo, è però vero, ad una lettura superficiale, è zeppa di guerra; e la guerra, ammettiamolo, è la cosa più spiccia e rapida da raccontare: tot battaglie, tot morti, colpi di genio di Annibale e poi, ai danni di Annibale, di Scipione… e qualche atto eroico da poema. La pace, via, è noiosa. Pensate, per dire cose nostre, alla storia “calabrese” dalla Seconda guerra punica alle invasioni dei Saraceni: mille anni di pace e di benessere. E anche in seguito, non è che ci siamo affannati tanto. Insomma, che volete raccontare? Allo storico non pare vero di poter arrivare al 1528, quando Catanzaro respinse l’assalto francese: però, confessiamolo, prendendosela comoda.

Poi ogni tanto dilaga la furia, e l’Europa, la civilissima Europa, si prese il lusso di due guerre mondiali; con sparutissime minoranze di pacifisti. Si rassegni, Fioramonti: prima o poi, ricominceremo.
Ovviamente, Fioramonti è immigrazionista accanito; gretomane; ugualitario di qualsiasi uguaglianza in basso, e non solo delle persone ma anche delle opinioni più fantasiose; ed è nemico giurato di ogni contenuto della scuola, e dei voti; buonista e perdonista…

Esiste una cultura che si opponga a Fioramonti e al fioramontismo? Assolutamente no: le cosiddette destre sono sinistre annacquate; e di una cultura francamente reazionaria e organicistica, non se ne parla nemmeno. Perciò Fioramonti, che di per sé non sarebbe nulla, ha ottime probabilità di stravincere e riformare la scuola a modo suo e di chi per lui.

A proposito, chiudiamo il Liceo Classico: non sia mai, un ragazzo venga a sapere che Platone, Senofonte, Dante, Vico, Hegel, Nietzsche eccetera erano antidemocratici.

Ulderico Nisticò