L’attività del Comitato “Sblocchiamo la Trasversale” s’intreccia con il gruppo “Io resto qui”: e, infatti, se una strada ha un senso, è che consenta a un territorio di scoprire ed esaltare le sue risorse. Sono concetti che abbiamo più volte sviluppati in questa sede e in altre; l’ultima occasione, un convegno con l’Istituto Superiore di Chiaravalle. E, infatti, a chi meglio destinare le riflessioni che a ragazzi che presto saranno di fronte a scelte di vita, o sarebbero costretti presto a emigrare, se non trovassimo loro occasioni per rimanere? Ne hanno discusso Renato Puntieri e Gregorio Muzzì del GAL, Salvatore Modafferi, Marisa Gigliotti, Giovanni Sgro, coordinati da Francesco Pungitore.
Traendo le conclusioni del convegno, ho ritenuto di lanciare ai ragazzi queste provocazioni:
- Non facciamoci prendere da due solo in apparenza contrapposte utopie, quella che “eravamo ricchi”, e quella che “saremo ricchi”, entrambe oggi di gran moda nel Meridione e in Calabria, ed entrambe fondate sul nulla. L’individuazione delle risorse va condotta con serietà scientifica, e in vista di obiettivi realistici e realmente possibili.
- È storicamente vero che per millenni il territorio ha consentito ai suoi abitanti di vivere in maniera decorosa e sufficiente; è mancato però l’ammodernamento che sarebbe stato necessario. Ecco il senso di volere, tra l’altro, la Trasversale.
- Era praticato con successo l’allevamento del bestiame da reddito.
- L’agricoltura di sussistenza forniva il necessario per il fabbisogno (“commodu”) familiare. L’attuale situazione è di un troppo evidente abbandono. La soluzione non è un ritorno a condizioni anacronistiche, ma in un progetto di valorizzazione delle potenzialità effettuali delle terre. Occorre coraggiosamente riconsiderare anche la situazione della proprietà, fino all’ipotesi di considerare l’abbandono come rinuncia al diritto.
- Non mancava un artigianato di qualità, che divenne in alcuni casi anche industria: Mongiana, Razzona, miniere di Bivongi, piccole centrali idroelettriche, miniere di Davoli, “Quarzo” di Soverato…
- L’attività turistica ebbe facile inizio quando, negli anni 1950, per attrarre dei bagnanti bastava una spiaggia. È stato del tutto assente ogni adeguamento alle nuove tendenze del turismo, con la conseguenza di una crescente emarginazione.
- Tuttavia il territorio mostra notevoli potenzialità anche per l’industria del forestiero. I paesi interni offrono un grande patrimonio edilizio che, con qualche intervento, può accogliere forestieri non solo d’estate, ma nei periodi intermedi, adatti al turismo di salute e familiare. Non vanno trascurate le forme di turismo religioso, culturale, termale…
Ci sono dunque gli elementi per iniziare un serio lavoro di studio e valorizzazione delle risorse, in vista della finalità del lavoro.
Ulderico Nisticò