Ius condendum…


…vuol dire che mentre vige lo ius conditum, diritto scritto e codificato, intanto le cose stanno confusamente cambiando. Stando alle forme, l’Italia è retta, nel 2022, dalle stesse regole del 1948, in realtà del 1944; nei fatti, le differenze sono nettissime.

 La carta del 1948 è palesemente fondata sul principio che tutto il potere sia dei partiti, ovvero la partitocrazia. Oggi sarebbe lo stesso, però non esistono più i partiti, quindi siamo di fronte ad oligarchie: governo di pochi che si mettono d’accordo o litigano o metà e metà. Non ci sono più i partiti perché non ci sono idee.

 È da queste oligarchie che derivano i governi. Lo stesso per i molti estemporanei candidati al Quirinale, e per l’unica soluzione praticabile: il bis; il tutto, manovrato, e confusamente, dalle oligarchie.

 Rieletto, Sergio Mattarella pronunzia un discorso in cui rimprovera la classe politica degli ultimi sette anni, e questo dopo che, per sette anni, e certo per nobilissime ragioni e in modo costituzionalmente ineccepibile, non aveva mai nulla osservato, nemmeno nei confronti di quel Consiglio Superiore della Magistratura di cui il 95% degli Italiani ha la massima disistima.

 Ed ecco che, ascoltato il discorso, gli oligarchi di tutti i partiti, invece di vergognarsi, lo pigliano come la traccia di un tema di II media sulla pace nel mondo, di quei temi che i bimbi portano giù copiati in bella da casa, tanto la traccia è la stessa dei tempi di mamma. E, consegnato il riciclato temino, i politicanti giurano che faranno i bravi fanciulli, e da oggi in poi tutto andrà benissimo. Volete vedere che, improvvisamente, siamo in repubblica semipresidenziale?

 Ed ecco che già corrono ai ripari, e qualcuno propone una bella assemblea costituente… cioè due o tre anni di discussioni, liti, interventi in tv; per non concludere niente. E immaginate tutti i costituzionalisti della domenica, e dei social…

 E non si concluderebbe niente, perché mancano le idee: le idee, dico, non i giochini teoretici e avvocateschi sull’art. X o sull’art. Y. Le idee sarebbero le analisi della realtà della Nazione, e delle soluzioni altrettanto reali.

 Mancano le idee, perché la religione è buonismo generico senza metafisica e la filosofia è ridotta a sociologia; e la letteratura narra, in mediocre italiano, delle situazioni piatte e noiose senza la benché minima passione; idem per il cinema. Se riuniamo una costituente con novecento persone senza idee e senza sentimenti, non vedo cosa possa cambiare.

 E restiamo al guado tra uno ius conditum che non va bene, e uno ius condendum che non c’è.

Ulderico Nisticò