Accolgo con interesse qualsiasi notizia possa in qualche modo rincuorarci sul destino della Calabria. La Regione intende riorganizzare il turismo.
Organizzare, diciamo, perché l’impressione è che, finora, dilaghi l’anarchia; e ognuno ha fatto a modo suo, e male, riducendo il turismo alla balneazione, come se la Calabria fosse Maldive e Caraibi, dove, a parte il male e gli alberghi di plastica, non c’è nulla di nulla. E invece la Calabria, a parte il mare, ha potenzialità turistiche di ogni altro genere:
1. La storia… con la speranza ci si ricordi che non solo “fu la Magna Grecia”, ma tantissima altra storia nei duemila e quattrocento anni successivi. Senza scordare che quasi tutti quelli che vantano la Magna Grecia poi non ne sanno un bel niente.
2. I miti e le leggende: tranquilli, forse non ci sono gli gnomi sul Poro e le fate sul Reventino, ma nemmeno Giulietta e Romeo si affacciarono mai dal famoso balcone; eccetera.
3. La cultura: a patto di proclamare almeno un decennio di divieto di piagnisteo.
4. Le grandi figure calabresi o che vissero in Calabria, il che consente di stringere rapporti con Grecia, Francia, Germania, Spagna eccetera.
5. L’arte, che però è disseminata dovunque, quindi va catalogata e fatta meglio conoscere.
6. La montagna, che, con buona pace delle cartoline, è una buona metà del territorio calabrese. È ora di tagliare, senza tanti biribindoli, i nodi che bloccano gli sport invernali.
7. La collina, dove hanno sede i borghi medioevali, che potrebbero offrire turismo esperienziale e di riposo e studio.
8. Le terme, una risorsa poco utilizzata.
9. L’elioterapia e turismo di salute in genere.
10. Il turismo religioso, dei santuari e pellegrinaggi.
11. Il turismo di studio.
12. Il turismo cinematografico e delle produzioni televisive. Ma si veda e si mediti il punto 3. In pratica, un film lacrimatoio in dialetto ogni nove film di buon livello e in ottimo italiano.
13. Lo stesso per i libri.
14. Varie ed eventuali.
Il tutto, sottratto ai dilettanti e a quelli che tengono un lido un mese l’anno, e poi, come le formiche, mangiano con il ricavato. Ecco che ho detto la mia.
Ulderico Nisticò