Le ferrovie borboniche e il Sud in genere


Ferdinando II, re dal 1830 al 1859

Sono passati centottant’anni da quando Ferdinando II, re del Regno delle Due Sicilie, inaugurava la Napoli – Portici, prima ferrovia d’Italia.
Per Ferdinando, leggete la mia “Epitome di storia politica del Regno delle Due Sicilie”. Per essere ammorbati dalle glorie passate, leggete i vari Pino Aprile e altri raccoglitori di fandonie.

La verità ferroviaria è che la Napoli – Portici fu, nel 1839, la prima d’Italia; ma nel 1860 il Meridione contava solo i 99 km della Salerno – Capua, a fronte di una rete piemontese di 900 km; e persino lo Stato della Chiesa vantava più treni.

Il Piemonte iniziò dieci anni dopo; e in un quinquennio tracciò ferrovie dovunque: a debito, ma con enorme vantaggio per l’economia; e per le operazioni militari, come si vide nella Seconda guerra d’indipendenza.

Intanto il RDS progettava la Napoli – Bari; la Napoli – Pescara; la Bari – Reggio… eccetera; e varie tratte in Sicilia. Sono arrivati fino a noi degli splendidi disegnini. Peccato non si sia mai visto un treno viaggiare sui fogli di carta!

Come sempre a Sud, eravamo pieni di progetti. Mancavano i soldi, pensate? Tutt’altro: il Regno, praticando una politica mercantilistica, vendeva molto all’estero e comprava poco, perciò accumulò tantissimo oro; e Ferdinando aveva previsto i necessari stanziamenti. E allora?

E allora andò come la Tangenziale di Soverato, che abbiamo visto dopo trent’anni… e trent’anni in cui qualcuno sognò file e file di TIR e Autobus fermi davanti al negozio, e conducenti a comprare, fermandosi anche a scambiare due chiacchiere. Gli anziani di Soverato mi capiscono. Per trent’anni, la Tangenziale venne scientemente impedita; e quando la fecero, s’impedì un accesso al centro urbano, di cui pesantemente sentiamo la mancanza.

E la Trasversale delle Serre? Eravamo quasi a congiungere Gagliato con Chiaravalle, quando Soriero e Bertucci fecero lo svincolo di Argusto, per il solo gusto bambinesco e provincialotto di vedere scritto ARGUSTO. E l’ex sindaco di Satriano, Battaglia, non voleva due svincoli a Laganosa?

Ecco, così andò tra il 1839 e il 1860, e lo racconta sapidamente il De Cesare. Quando si sapeva di un progetto, subito processioni di baroni e sindaci al cospetto del re, e tutti a farsi spostare questo o quel binario a proprio comodo. Il re – come abbia fatto a passare per tiranno, è un mistero storiografico! – li stava a sentire, invece di sbatterli ipso facto, e come meritavano, nel più buio carcere dell’intero Reame.

Quando arrivarono i prefetti piemontesi – loro sì, tiranni come si deve! – la Bari – Reggio iniziò nel 1865, e nel ’76 si congiunse a Soverato!

Insomma, la Napoli – Portici, prima ferrovia d’Italia, è un evidente esempio di come almeno due terzi dei guai dei Meridionali siano nella testa dei Meridionali, con eccesso d’intelligenza e difetto di energia, e sempre in preda a un rassicurante “Poi vidimu”; un poi che, generalmente, è mai.

Ulderico Nisticò