Lo tsunami Drusilla sul palco dell’Ariston di Sanremo


Ha osato il direttore artistico della 72esima edizione del Festival di Sanremo. Ha osato ed ha vinto Amadeus che, ieri sera, per la terza serata della famosa kermesse canora, si è fatto affiancare, per la conduzione sul palco dell’Ariston, da una spettacolare, intelligente, ironica, elegante,ironica e raffinata, Drusilla Foer. Forse sconosciuta a tanti ma conosciuta dai più.

Un vero tsunami che ha sorpreso e coinvolto piacevolmente il parterre con un crescendo exploit di emozioni e sensazioni. Così la nobildonna toscana, al secolo Gianluca Gori, ha regalato al pubblico dell’Ariston una serata frizzante, mettendo quasi in ombra con la sua verve di consumata attrice, la caratura dello stesso Amadeus.

Gag, piccoli aneddoti personali, brio e ironia sapientemente dosati per una serata veramente alternativa. Lei, Drusilla, alter ego dell’attore e fotografo toscano, appunto Gianluca Gori, nato a Siena nel 1967, come ha raccontato in diverse trasmissioni è uno spirito libero ed ha imparato proprio nell’ambiente familiare a vivere senza pregiudizi.

Non a caso il suo nome, Drusilla, lo ha scelto perché era il nome del battello su cui, in America, i suoi nonni consumarono una piccante notte d’amore. Attrice, pittrice, autrice, modella, fotografa, Drusilla Foer ha un profilo su Instagram con ben 146mila followers. Una vita, la sua, vissuta pienamente ed estremamente ma soprattutto liberamente, tra Cuba e New York.

Drusilla ha una immensa cultura musicale ma anche un modo di porgersi e una grazia nei gesti da fare invidia a chiunque. Sguardo di ghiaccio, chioma bianca fluente, labbra sensuali incorniciato il viso di Drusilla Foer che ha sfoggiato sul palco dell’Ariston una figura longilinea e armoniosa forte del suo 1,85 di altezza. Una scelta coraggiosa, dunque, quella di Amadeus che certamente non mancherà di fare storcere il naso a qualcuno.

Drusilla Foer, conduttrice con Amadeus della terza serata di Sanremo, chiude all’1,30 la sua vulcanica performance con un significativo monologo. Frase chiave “Diversità non mi piace come parola – dice con voce rotta dall’emozione – mi piace unicità”. Perché per accettare l’unicità bisogna comprendere da cosa è composta, cioè da cose belle e brutte. Occorre assumersi la responsabilità di ogni cosa e affrontare tutto. Le paure vanno esorcizzate, i dolori accettati e le fragilità custodite

Amalia Feroleto