Natura delle cose è il loro nascimento, e la costituzione


È assurdo che, come mille volte è accaduto e sta accadendo oggi, un governo collassi e resti in piedi lo stesso promettendo sottobanco qualcosa a dei “responsabili” da mercato delle vacche; e blandendo un’opposizione improvvisamente collaborativa.

Così insegna il Vico: Natura delle cose è il loro nascimento, e come una cosa nasce, così procede. L’Italia è retta, secondo la forma, dalla costituzione in vigore dall’1.1.1948, di fatto da quando, nel 1944 a Sud, si presentarono esponenti di partiti prefascisti, mai eletti da nessuno, ma vantando il diritto di essere il popolo, per quanto lottizzato; e furono quei partiti a presentare le liste che, il 2 giugno 1946, formarono l’assemblea costituente; donde l’1.1.1948.

La costituzione ne uscì com’era stata concepita, e dai partiti, quindi partitocratica; e a tale scopo, vennero create due camere per un totale di 950, perché non restasse digiuno manco il più piccolo partitino. Oggi pare che dovrebbero essere diminuiti, ma finché non lo vedo non ci credo.

Dal giorno stesso della costituzione, si parlò e si parla di sue modifiche; mentre solo un simpatico guitto la definì “la più bella del mondo”. Ma se una cosa è nata male, non può essere modificata; va solo cancellata e rifatta. E non nel senso che bisogna scriverne un’altra, perché meno carte scritte ci sono, meglio è: vedi Gran Bretagna, che non ha una costituzione. Il “cartismo” è una vecchia mania ottocentesca.

L’Italia ha bisogno di stabilità, quindi di un esecutivo certo. Diciamo, un presidente eletto, e possibilmente con norme elettorali meno folli di quelle degli Stati Uniti; e con ampi poteri, tra cui quello di nominare il governo e destituirlo o in blocco o nei singoli ministri. Altro che responsabili e voltagabbana!

Un parlamento che faccia quello che deve fare: le leggi; e per evitare che ne faccia a raffica e subito dimenticate (“tanto più uno Stato è corrotto, tanto più le leggi sono numerose”: Tacito), si riunisca tre volte l’anno. Io vorrei una camera elettiva e una corporativa, cioè con rappresentanti pro tempore delle realtà produttive, sociali, culturali. Ovviamente, con competenze molto diverse e non ripetitive. Ai rappresentanti, paghiamo le spese vive di viaggio, vitto e alloggio; e l’eventuale lucro cessante. Ciò serve a scoraggiare gli avventurieri e disoccupati! Ovviamente, pochissimi rappresentanti, e di qualità: non come i deputati e senatori calabresi che, a parte i parenti, non li ha mai sentiti nominare nessuno! Per restare vicini, Viscomi e Vono.

Giudici che facciano i giudici, quindi senza fanfaluche ideologiche e abusi vari. Ovvero, se a un giudice una legge non piace, prima la applica obtorto collo, poi propone di cambiarla; non se la cambia lui a fantasia. E se un giudice sbaglia, paghi in denaro; se è fellone e corrotto, vada effettivamente in galera galera. Urge impedire la dicastocrazia, e ogni uscita della magistratura dal suo alveo naturale.

Completiamo con Regioni che siano governate come sopra; e i cui confini siano quelli del 2021, non di reminiscenze scolastiche. Nel nostro caso, Regione Meridione con Basilicata, Calabria, Campania, Molise e Puglie. Per gli appassionati di storia, la chiamiamo Ausonia e mettiamo il capoluogo a Melfi. Quanto di Comuni, vanno aboliti di colpo tutti quelli microscopici, cioè la grandissima parte.

Io la penso così. Chi la pensa diversamente, e se qualche matto è nostalgico del sistema attuale, perché non interviene dicendo come la pensa lui? In italiano, e senza sbarchi di Ulisse e altre frottole.

Ulderico Nisticò