Quale visione per le prossime generazioni?


La vicenda relativa alla possibile soppressione di alcune scuole di specializzazione all’interno dell’università Magna Graecia merita un approfondimento politico, oltre le inutili strumentalizzazioni di parte e che vada al di là dei criteri – pur formalmente corretti – adottati dall’agenzia nazionale di valutazione del sistema universitario (Anvur).
Occorre, infatti, fare un passo in avanti e chiamare in causa la classe dirigente, e politica in particolare, perché in ballo c’è la mancata visione sullo sviluppo di un comparto – quello del sistema formativo universitario – e di un territorio in particolare.
A proposito di costi, infatti, potremmo far notare come non risponda a nessun criterio economico costringere studenti, fino a oggi iscritti alla Magna Graecia, a spostarsi in altri parti d’Italia se non addirittura dell’estero: questo sì, rischia di essere un costo gravosissimo per la collettività ben più pesante del taglio di qualche spesa reputata non adeguata. 
Avrebbe avuto senso valutare le criticità delle scuole di formazione oggetto di valutazione non sufficiente un anno fa e costruire le condizioni tra ministero ed ateneo per colmare tali limiti o mancanze. 
È stata affrontata nella primavera appena passata una campagna elettorale comunale nel corso della quale abbiamo provato a dire che il capoluogo di regione non si promuove con leggi ad hoc quanto piuttosto attraverso l’investimento sull’università, sull’indotto che può creare e sulla forza di carattere regionale ed extra regionale che può dare alla nostra città. Questo è ancor più vero quando si parla di formazione nel campo medico e sanitario, storicamento terreno di eccellenza per Catanzaro. Sottovalutare politicamente questo argomento significa dar ragione a tutti coloro i quali accusano la politica odierna di occuparsi solo della buca di una strada e non di mettere in campo una visione della società innovativa e moltiplicatrice di sviluppo.
Dietro questa vicenda, leggiamo una pericolosa assenza di volontà di investire realmente sul rilancio del mezzogiorno e, più in generale, di valorizzare la prima grande forza motrice che può avere qualunque nazione: il capitale umano, le nuove generazioni.
La possibile perdita delle tre scuole di specializzazione è indice di una pericolosa assenza di visione. Non sono in discussione i criteri oggettivi branditi nei diversi articoli di legge che giustificano questa eventuale chiusura, quanto piuttosto l’assenza da parte della politica di una strategia a lungo respiro sul mezzogiorno d’Italia e in più in particolar modo sulla città capoluogo di regione 
Non credo sia corretto entrare nel merito di meccanismi burocratici  e tecnici sulla valutazione del sistema universitario, da considerare barriere all’inefficienza e sistemi di valorizzazione della meritocrazia, quanto piuttosto è necessario capire quale programmazione siamo in grado di generare per emancipare territori che soffrono arretratezza e mancanza di progettualità da parte della politica tutta. Il tema, dunque, è altro: costruire gruppi dirigenti capaci di rispondere alla domanda di riscatto e crescita che forte ci arriva dalle nostre realtà. In ballo è il sistema Catanzaro ma, a ben vedere, è il sistema Italia nel suo complesso e in tutte le sue articolazioni.

 

Ex Segretario Pd Catanzaro  Circolo “E.Lauria”
ing. Pasquale Squillace

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