Quando i reni fanno i calcoli


Quando i reni si mettono a fare i calcoli il risultato può essere doloroso. Succede quando si formano dei sassolini che hanno nomi diversi a seconda della dimensione. Se sono piccoli ed assomigliano a granelli di sabbia si tratta di Renella, altrimenti parliamo di veri e propri Calcoli. Sono i reni maschili ad essere più ripetenti e la maggioranza dei pazienti è sopra i 30 anni.

Di cosa sono fatti

Generalmente sono sali di calcio (ossalato), meno comuni sono quelli di ammonio e magnesio e più rari quelli di acido urico. Una nota a parte spetta al calcolo di cistina, che si forma quando questo aminoacido normalmente presente nell’organismo si ritrova nelle urine in grandi quantità a causa di difetti genetici.  

Perchè si formano

Due sono le cause che favoriscono la formazione di un calcolo. La prima è l’alta concentrazione dei sali nelle urine. Un po’ come quando versiamo troppo sale in una bottiglia e alla fine non si scioglie più e ricade sul fondo. Questi sali si aggregano e si forma il calcolo.

Ad esempio, il calcio può essere presente in alte concentrazione a causa di alcune patologie come ipercalciurial’iper-paratiroidismo, un eccesso di vitamina D3 o ad una prolungata immobilità del nostro corpo, per i più diversi motivi, che può portare ad una perdita del calcio stesso dalle ossa.  

Mentre l’acido urico si ritrova in maggiore quantità nei pazienti che soffrono di gotta o in quelli che assumono farmaci per la pressione, aventi come effetti collaterali l’aumento proprio dell’acido urico. La seconda causa è un ristagno d’urina con infezione batterica.

Il ristagno consente una maggiore tranquillità di lavoro ai batteri, i quali pian pianino trasformano l’urea presente nelle urine in ammoniaca, responsabile dell’aggregazione dei sali minerali fino a formare i sassolini incriminati. Di solito, i calcoli di magnesio ed ammonio si formano proprio in seguito alle infezioni urinarie.

I sintomi

Questi sassolini possono essere presenti nel rene senza produrre alcun sintomo, ma che succede se il calcolo si allontana dal rene per raggiungere la vescica?

Muovendosi, possono sbattere alle pareti delle vie urinarie causando delle irritazioni, ferite e la perdita di sangue, che colora di rosso l’urina stessa. L’organismo reagisce provando a “lavare” il calcolo con più urina nel tentativo di scioglierlo, così avvertiamo un bisogno frequente di urinare e sentiamo bruciore nel farlo, a causa dell’irritazione.

Ma, nel viaggio, potrebbe anche capitare che il sassolino si posizioni in un punto tale da ostruire il passaggio di urina lungo le vie urinarie: quando succede siamo alla colica renale. Questo è il momento in cui il paziente entra in farmacia o va dal medico ed urla: “mi fanno male i reni!”.

Il paziente che ama fare auto-diagnosi confonde il mal di schiena classico con il dolore ai reni. Il primo è sempre presente con alti e bassi. Il secondo arriva forte ed improvviso come un crampo, una sorte di stilettata tra il basso addome, il fianco e la schiena, raggiungendo qualche volta l’inguine, ed è così forte da provocarci anche la nausea ed il vomito.

C’è una sorta di leggenda da sfatare: qualche volta capita che il paziente torni in farmacia e mostri soddisfatto l’enorme – a suo dire – sassolino che è riuscito ad espellere, come fosse un trofeo di pesca. Ebbene, sono proprio i calcoli più piccoli ad essere espulsi perchè possono passare dal rene all’uretere, provocando un attacco doloroso. I calcoli più grandi invece non riescono ad infilarsi nelle vie urinarie ed è più probabile che rimangano nel rene, dove potrebbero non essere avvertiti dal nostro organismo.

Questo ci porta però ad aggiungere che i calcoli più piccoli sono considerati i più pericolosi, perchè più facilmente possono muoversi e arrecare danni alle vie urinarie.

La diagnosi

Il medico si avvale di una serie di esami diagnostici, che danno informazioni sulla forma e posizione del calcolo e sulle condizioni dei reni.

A parte la radiografia che esclude altre cause del dolore, è sicuramente l’ecografia addominale l’esame più comune perchè riesce a mettere in evidenza i calcoli più piccoli, ad un costo basso.    

Segue l’urografia con mezzo di contrasto, in cui si usa un farmaco che viene iniettato per endovena e rende più bianchi e quindi più evidenti i calcoli durante la radiografia, e poi la Tac a spirale che consente una visione trasversale del corpo. La Tac è sicuramente la più adatta per una diagnosi precisa dei calcoli renali, ma è costosa e richiede personale specializzato.

Assieme agli esami diagnostici si faranno gli esami del sangue, delle urine e una urinocultura per capire se ci sono fattori che aiutano la formazione dei calcoli, come la presenza di acido urico o di calcio, e le condizioni dell’apparto urinario.

Terapia

Prima di arrivare all’intervento chirurgico, il medico tenta strade diverse a seconda della teorica natura  e composizione del calcolo. Se il sassolino è di calcio può consigliare un diuretico, nel tentativo di aumentare la quantità di acqua nei reni , lavare il calcolo e cercare di scioglierlo.

Se è formato di acido urico verrà somministrato l’ Allopurinolo, che blocca la produzione di acido urico. Se invece i calcoli nascono come causa di infezioni si useranno gli antibiotici. C’è poi il rimedio del “colpo d’acqua”.

Nasce dalla considerazione ovvia che bisogna bere moltissimo al fine di produrre una notevole quantità di urine e diluire i sali disciolti. Però può essere più efficace bere un litro e mezzo di acqua rapidamente, in modo che agisca come una spinta e faciliti l’espulsione del calcolo.

All’intervento chirurgico ci arriviamo quando i calcoli sono troppo grandi per essere espulsi o posizionati in posti complicati col rischio di bloccare l’urina e causare altre infezioni.

Quali sono gli interventi possibili?

Potremmo rompere il calcolo con onde d’urto che, attraversando la pelle, rompono il sassolino (Litotrissia a onde d’urto)

Potremmo incidere sulla schiena e raggiungere da lì il rene con il nefroscopio per rimuovere il calcolo (Nefrolitotomia).

In ultimo, potremmo estrarre senza incidere, cioè passando l’ureterescopio nella vescica e l’uretra fino all’uretere, e poi rompere il calcolo in modi diversi, secondo la necessità.

Una volta espulso, o tolto con l’intervento, il calcolo dovrebbe essere conservato per essere analizzato: questo aiuta a fare la diagnosi più precisa ed essere pronti in caso di una nuova formazione di calcoli.

Terapie alternative

Si possono curare i calcoli renali con infusi di piante diuretiche che aumentano la quantità di acqua nelle urine. Ne sono un esempio l’Equiseto e la Gramigna. La prima in particolare sta entrando ormai nelle terapie classiche di altre patologie proprio per la sua eccezionale capacità diuretica.

Senza dimenticare che in Italia esistono delle acque particolarmente indicate a sciogliere i calcoli renali come l’Acqua di Fiuggi.

Prevenzione

Occorre ricordarsi che è fondamentale bere sempre tantissima acqua, proprio per diluire i sali presenti nelle urine, soprattutto lontano dai pasti.

Curare adeguatamente le infezioni delle vie urinarie.

Evitare di bere troppe bevande a base di cola (tipo Pepsi e Coca Cola) per via dell’acido fosforico presente in gran quantità, che secondo alcuni ricercatori dell’Istituto Nazionale di Sanità americano favorirebbe la formazione dei calcoli. 

Ridurre il consumo delle carni rosse, quelle conservate e di selvaggina, le interiora, i formaggi piccanti, il fritto, i cibi grassi in genere, i liquori e vini forti.

Stare sempre allerta quando ci sono di mezzo patologie che possono alterare la concentrazione dei sali nelle urine.

Curiosità

Si è portati a pensare che se il calcolo comune è composto da sali di calcio sarà il caso di escludere dalla nostra dieta latte e formaggi, ricchi di calcio. Invece, è proprio il calcio contenuto nei latticini e nel latte stesso a ridurre l’assorbimento nell’intestino di quel particolare tipo di sale che produce il calcolo, cioè l’ossalato di calcio.

Nei paese del Nord Europa, la percentuale di persone sofferenti di calcoli è molto bassa rispetto ai paesi del Mediterraneo. Il motivo è nell’enorme consumo di birra, chiara in particolare, che ha un effetto diuretico e consente di “lavare” e sciogliere eventuali calcoli in formazione.

Corbellerie dalla rete 

Fate un infuso con tre manciate di peduncoli di frutta di ciliegio in un litro di acqua bollente; da tre a cinque bicchierini al giorno. Se è un modo per bere più acqua, va bene.

Filippo Apostoliti

Il presente articolo ha carattere divulgativo e non consultivo. Non può e non deve sostituirsi al rapporto paziente – medico, che rimane l’unico interlocutore per la corretta diagnosi e terapie delle patologie trattate.