Ricordare e festeggiare il 25 Aprile è importante e necessario


“Cittadini, lavoratori: sciopero generale contro l’occupazione tedesca,
contro la guerra fascista per la salvezza delle nostre terre, delle nostre case,
delle nostre officine. Come a Genova e a Torino, ponete i tedeschi di fronte al dilemma: arrendersi o perire”.

Sono le ore 13,00 del 25 aprile 1945. E’ la voce di Sandro Pertini, (futuro Presidente della Repubblica) l’avvocato socialista che “Maurizio” (Ferruccio Parri), molti anni prima, aveva fatto scappare in Francia. Sandro Pertini, protagonista di una spettacolare evasione da Regina Coeli all’inizio del 1944. Fa parte del comitato insurrezionale, come il comandante Gallo (Luigi Longo).

Ma come si arriva al 25 aprile del 1945? Che cosa rappresenta il 25 aprile?
Si arriva dopo lunghi venti mesi di dura lotta armata dei Partigiani; che, combatterono contro i nazisti e contro i fascisti per conquistare la Libertà e la democrazia, consacrati poi nella Costituzione Italiana “antifascista”. Il 25 aprile rappresenta la  fine della dittatura fascista e la conquista della Libertà. 
Nei venti mesi in cui si sviluppa la lotta resistenziale, gli occupanti tedeschi, spesso assistiti attivamente dai collaborazionisti fascisti – i quali non esitano, in numerose occasioni, a rendersi protagonisti in modo autonomo dell’esercizio della brutalità –, infieriscono nei confronti della popolazione, dei partigiani, dei soldati disarmati, delle minoranze religiose, degli ex prigionieri di guerra in mani italiane, e a consegnare ai nazisti gli elenchi degli ebrei italiani (circa 8000) e degli oppositori politici da deportare nei campi di sterminio.

Si arriva dopo 5550 episodi di stragi nazifasciste provocando oltre 23.000 morti tra civili e partigiani, compreso donne e bambini.
È stato calcolato, da illustri Storici, che i Caduti nella Resistenza italiana (in combattimento o eliminati dopo essere finiti nelle mani dei nazifascisti), siano stati complessivamente circa 44.700; altri 21.200 rimasero mutilati o invalidi. Tra partigiani e soldati italiani caddero combattendo almeno 40 mila uomini (10.260 furono i militari della sola Divisione Acqui, Caduti a Cefalonia e Corfù). Altri 40 mila IMI (Internati Militari Italiani), morirono nei Lager nazisti.

Ricordare e festeggiare il 25 aprile è importante e necessario, è un dovere di tutti i cittadini democratici, per ricordare alle nuove generazioni da dove viene questa libertà di cui “ancora” godano. Ma è necessario che essi prendano coscienza che il ventennio fascista e poi nazista iniziò dividendo tra “noi e loro”. Nuovi fascismi e razzismi dilagano in Italia e in Europa oggi come ieri dividendo la popolazione con gli slogan “prima gli Italiani”.  Risposte facili a problemi complessi, individuando un nemico … Facili capi espiatori da dare in pasto alla frustrazione della gente. La storia non può essere considerata fine a se stessa, il sapere deve guidarci nei comportamenti e nella vita di tutti i giorni. Don Milani diceva: “Il padrone sa mille parole, tu ne sai cento. Ecco perché lui è il padrone”. “Una società che non ha occhio per la sofferenza è una società in grande pericolo”, Jan Brokken (scrittore e giornalista olandese). La democrazia e la libertà sono sempre in pericolo quando la gente si gira dall’altra parte e si disinteressa illudendosi magari che “un uomo solo al comando” risolverà i suoi problemi. Lo abbiamo già visto cosa è successo nel secolo scorso con “l’uomo solo al comando” sia in Italia che in Germania; lo vediamo anche oggi in tante parti del mondo cosa succede dove non c’è la libertà.

Fausto Pettinato