Scuola in Calabria, ovvero, Trova l’errore


 Bisogna sempre leggere e ascoltare le notizie lampo, che tv e giornali mettono per dovere, e poi sorvolano come vento di Noto, e non ne parlano più. Serpeggia l’informazione che in Calabria le preiscrizioni a scuola per il 2023-4 risultano in netta maggioranza per i licei, e poco per gli istituti tecnici e professionali.

 Magari ora qualche dotto griderà che siamo gli eredi della Magna Grecia, quindi vogliamo studiare tutti quanti l’aoristo secondo passivo con l’apofonia o senza: mica come quei barbari del Nord, che fanno gli operai e gli industriali e badano ai volgarissimi soldi invece che al periodo ipotetico latino di terzo tipo dipendente in –urum fuisse!

 Se fosse così davvero, la Calabria brulicherebbe di latinisti e grecisti; e magari qualcuno di loro avrebbe fatto qualcosa per i Bronzi, per i quali invece i coltissimi calabri non hanno fatto un bel niente.

 Io invece che, indegnamente, sono del mestiere, io non ne ho mai visti tanti, di questi profondi conoscitori dell’esapodia dattilica catalettica in syllabam e dicatalettica in disyllabam, manco in più terra terra versione di esametro e pentametro. Però hanno studiato al liceo, e si sono anche laureati. Se cercate un idraulico o un elettricista, vi dovete prenotare tre mesi prima; e immaginate per tecnici specializzati…

 Come mai, questa desertificazione delle scuole tecniche a vantaggio del greco classico? Ma perché ancora c’è qualche mammina convinta che la preziosa figlioletta e l’intelligentissimo figlio acquisteranno prestigio sociale al liceo, che invece non spetterebbe ad altri corsi di studi. Ce ne sono ancora, di mamme e papà residuati degli anni 1950… anzi, di quando re Carlo, nel 1756, dichiarò nobili i medici e notai, causando, involontariamente ma causando al Meridione un danno epocale di sette e più generazioni, e che ancora dura.

 L’altra causa è che, se in terza media un professore osa suggerire a papà e mamma che il virgulto non è adatto alla conoscenza del trimetro giambico puro o scazonte, e starebbe benissimo nei professionali, un ricorso al TAR non glielo leva nessuno, e gli tocca pagarsi l’avvocato. E anche i prof si devono guardare il pane.

 In conclusione, urge un cambio di mentalità, e con le brutte, anche a proposito di scuola in Calabria. Come si fa? Ci vuole pochissimo: al liceo classico, insegnare latino e greco tosti, non i fantasticati “valori” magari democratici; e tanto meno passare il primo anno a ripetere quello che l’asino della classe non è nato per imparare, e lo si boccia. E vedrete il fuggi fuggi al primo anno; anzi si sparge la voce, e vanno a iscriversi da un’altra parte. Altra parte di cui la Calabria ha grande bisogno. Altra parte che, con ogni probabilità, darà soddisfazione lavorativa e sociale proprio all’asino non nato per il più che perfetto medio greco congiuntivo. Ora giochiamo a trova l’errore, colleghi!

Ulderico Nisticò