Storia sociale a Teatro, e un Liceo intelligente


 La Compagnia La chiave ha replicato il suo spettacolo “Cronache del Quarzo”, già dato con successo il 5 agosto, proprio nell’antico edificio. La replica, nel Teatro, e, grazie all’intelligente collaborazione dei docenti, per un pubblico di studenti del Liceo Scientifico. Il lavoro, infatti, racconta la storia del lavoro e i mutamenti sociali di Soverato e del territorio, grazie alla scoperta e utilizzazione delle cave di quarzo di Davoli.

 Un professore [U. N.] sta immerso nel disordine creativo della sua scrivania. Gli fa visita un Ispettore Archeologo [Pasquale Mosca], inviato a studiare la situazione della fabbrica dismessa, e proporre soluzioni; ha perciò bisogno della consulenza storiografica del dotto. Dopo alcuni convenevoli (l’Ispettore è reduce da campagne in cui ha scoperto la cuccia del cane dei Tutankamon, la vipera di Cleopatra e gli occhiali di Omero), il prof. entra in argomento.

 Il materiale, portato in ceste dai contadini di Davoli, scendeva con una teleferica alla stazione Calabro-Lucana di Satriano; da lì a quella di Soverato, dove ora c’è la fermata degli autobus; quindi, lavorato, partiva per mare verso molte destinazioni, in particolare a Pisa. Lavoravano in molti.

 Entrano in scena due contadine di Davoli. Barbara [Silvia Battaglia] chiacchiera con la sua comare di battesimo Vittoria [Caterina Marra]. Con il lavoro del quarzo sta arrivando una grande novità, davvero rivoluzionaria: la paga in denaro! Barbara è innamorata di un operaio della Carovana, venuto da molto lontano; comare Vittoria la rassicura: combinerà lei il matrimonio.

 Il prof. vuole ricordare anche tutti i lavoratori che si ammalarono e morirono per conseguenze della silicosi, allora ignote o sottovalutate. Si leggono, in loro onore, versi di padre Bernardino Gualtieri.

 Ma com’era Soverato? Lo spiega una persona realmente esistita, Filippo Caminiti, il Podestà [Franco Procopio], che, imponente in divisa da gerarca, scrive una lettera ufficiale al Prefetto: il paese è ricchissimo di attività produttive e commerciali, con industrie e artigianato e trasporti… l’ordine pubblico è senza alcun problema, e tutta la popolazione è fedele al governo.

 Spedita la lettera, il Podestà si sbottona la divisa e riflette. Sì, ha detto al Prefetto la pura verità, tranne che in politica… mica è vero che tutti stanno con il governo; ci sono i socialisti in segreto, e basta pensare che uno dei capi è l’altro Filippo, suo cugino! E anche all’interno del fascismo… beh, il segretario politico gli è ostile; e anche il Podestà a lui. Se un giorno dovessero cambiare le cose…

 Il Professore sa che succederà dopo il 1943. Un giorno scriverà un libro di storia politica soveratese: e siccome dirà la verità, sorride malinconico, non gli crederà nessuno.

 Solenne fu l’inaugurazione dei Quarzo. Entrano un figura realmente esistita, donna Teresa Lucifero [Marisa Pantisano], moglie dell’ultimo barone di Soverato, don Diego Marincola; con una immaginaria, Caterina, la moglie di un pescatore [Vittoria Camobreco]. In nome dell’interclassismo, saranno entrambe madrine. La baronesse è molto signorile e disponibile, ma si nota la sua sottile ironia; la popolana è restia, e per vergogna e perché teme qualche inganno. Poi si convincono entrambe, e vanno a inaugurare.

Alla cerimonia partecipano tutte le autorità: Federale, Prefetto, Questore, Generali, il Vescovo di Squillace…

Poi, già verso gli anni 1950, l’industria chiuse: le cause possono essere state molteplici; e le cava sono trascurate. Che fare?

 Il lavoro si conclude con un appello: l’antico edificio è stato adoperato, negli anni, per le feste goliardiche, per un’attività commerciale (donde il nome di COMAC), per riunioni, spettacoli, sagre… e così dovrebbe restare.

 Hanno accompagnato lo spettacolo belle canzoni, e la grazia della giovane danzatrice Clarissa Soluri.

 Una vera lezione di storia, sociologia, economia, di cui hanno fruito tantissimi studenti del Liceo, dimostrando intensa partecipazione.

 L’atrio dell’ Istituto ospita la Mostra “Soverato e la civiltà del lavoro”, voluta dal Comune e da Emanuele Amoruso, e realizzata da U. N. con tantissimi aiuti di amici. Essa documenta una Soverato produttiva… di un dì!

Ulderico Nisticò