Trump e l’errore di Putin


 “Natura delle cose è il loro nascimento”, insegna il Vico. Gli Stati Uniti nacquero con la guerra contro la Gran Bretagna, e il loro primo presidente fu il vincitore Washington; e il presidente USA è sostanzialmente il comandante in capo. Da allora non c’è stato presidente che non abbia fatto una guerra qualsiasi. Ora viene il turno di Trump in Siria, e probabilmente in Corea.

 L’intervento in Siria, o piuttosto aggressione alla Siria, è anche la fine di ogni illusione su Trump, anche di chi scrive: gli USA sono sempre dalla parte di Israele; e Israele non vuole Stati arabi a regime nazionalpopolare, e comunque Stati arabi forti.

 L’Occidente – qualunque cosa ciò significhi – ha colpito e abbattuto prima l’Iraq, poi la Libia, e sta facendo lo stesso in Siria. Il risultato è stato il pullulare di tribù, di bande di terroristi, di seguaci di religioni folli: tutti prima tenuti a bada dai regimi. Da allora, la nascita di uno Stato islamico (ridicolmente ingiuriato “sedicente”), e la raffica di attentati e stragi in Belgio, Francia, Germania, Gran Bretagna, Russia… Da allora la fine del controllo della costa africana, e l’Italia riempita di sedicenti (questa volta davvero, sedicenti) profughi o magari profughi.

 Quanto all’Europa nel senso Unione, essa semplicemente non esiste, e non se la fila nessuno, in testa la bella statuina Mogherini. L’Italia… non pervenuta. Pensate che il ministro degli Esteri è Alfano, e ho detto tutto.

 Alla fine, però, la colpa è tutta e solo di Putin. Colpa, ovvio, politica. La Russia è sì intervenuta a sostegno di Assad, ma l’ha fatto poco e male. La prima regola di una guerra in genere, e di una guerra irregolare soprattutto è nella formula “Faites vite”, sbrigatevi, con cui Napoleone III spedì Vittorio Emanuele II  fermare Garibaldi, e, a Regno delle Due Sicilie crollato, prenderselo: Sbrigatevi! E si sbrigarono. Se volete una traduzione nel nostro amato dialetto, eccola: “I cosi longhi diventanu serpenti”. E nelle guerre, niente di più facile che tra i due contendenti s’inseriscano un terzo o un quarto…

 Una volta intervenuto, Putin doveva, appunto, fare presto, e vincere subito, a costo di travestire i cosacchi da soldati siriani. Doveva annientare ogni traccia di ISIS; e stroncare i ribelli sedicenti – quanti sedicenti, da quelle parti! – e detti moderati. Cosa fatta, capo ha. E invece si è illuso che bastasse bombardare dal cielo: cosa, il deserto? Quelli sono luoghi dove la guerra si combatte e si vince sul terreno. E invece ha lasciato un tiremmolla tra Assad e i suoi nemici; e questi non sono rimasti inerti, e in qualche modo hanno combattuto, e ora si sono procurati degli aiuti: e che aiuti! Tutta colpa di Putin.

 Stiamo a vedere. Forse Trump riuscirà ad abbattere lo Stato siriano, e anche lì avremo uno spettacolo tipo Iraq o Libia: anarchia, tribù, disordine, e ritorno di burka e altre amenità; e rischio di fine di un cristianesimo che in Siria data dai tempi degli Apostoli. Non è un’esasperazione del concetto: in Iraq le comunità cristiane sono quasi scomparse, dopo la fine di Saddam Hussein. Un bell’affare, l’Occidente.

Ulderico Nisticò


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