Vaccini: la Calabria riconquista il posto che le compete


Mi pareva strano, giorni fa, che la Calabria, quanto a vaccini, fosse terzultima; stamani, giorno della Befana, apprendo è l’ultima d’Italia, e, tranquillizzato, potrei anche tornarmene a dormire.
Se oggi stesso io venissi incaricato di svolgere un’indagine a tal proposito, penso che entro domenica mi dimetterei, dopo aver sentito da tutti gli interrogati che la colpa: per il primario, è dell’infermiere; per l’infermiere, del collega; per tutti e tre, del direttore sanitario; per tutti e quattro, che hanno studiato a scuola, dei Borbone; per uno di loro che ha gettato al vento soldi per un libro di Pino Aprile, è di Garibaldi; per tutti, compresi Borbone, Aprile e Garibaldi, la colpa è del commissario Longo; per Longo, di Cotticelli e Maria con l’usciere… eccetera. La colpa, in Calabria, è sempre di qualcun altro. E siccome nell’incolpare qualcun altro hanno tutti un po’ di ragione… e se io licenziassi un colpevole, c’è sempre un TAR in agguato…

Del resto, se anche io esponessi alla pubblica gogna uno dei suddetti, non ne ricaverei alcun vantaggio, a parte divertirmi a tirargli addosso pomodori marci. Se in Calabria non funziona niente – e niente, in effetti, funziona – non è una somma di socratiche responsabilità personali: è un sistema; e, come tutti i sistemi, in realtà, a ben vedere, funziona, però a modo suo.

Se il primario è numero 29 in una certa incappucciata associazione, e l’infermiere è 31, comanda l’infermiere e non il primario; il quale, d’altro canto, non ha nessuna intenzione di comandare: troppo faticoso. Se a sua volta l’infermiere 31 si fa timbrare il cartellino da un amico 31 anche lui o 32, come fa, a comandargli qualcosa?

Se una selva di inutili e dannosi passacarte della Regione vota per i partiti, come fa l’assessore a costringerli a faticare una volta tanto, e spendere le tonnellate di soldi che negli anni Italia ed Europa hanno mandato in Calabria, e tornano indietro per non assumersi responsabilità?

E tutti, tuttissimi, sono protetti e tutelati da una selva di leggi e circolari statali e regionali, per cui è impossibile, pare, vaccinare dopo un certo orario, e questo anche in presenza di pandemia, e fosse anche peste bubbonica come quella che si portò via Laura, ponendo fine alle comunque labilissime speranze erotiche del Petrarca. Fossi io il commissario, impartirei un ordine secco… eh, ma ecco subito il TAR.

Volete vedere che i Calabri dovranno andare a vaccinarsi a Milano, come già fanno per varie malattie?

Ci vorrebbe un commissario, e non solo della sanità: di tutto, e forestiero… ahahahah, anche Invernizzi mi pareva facesse al caso, nella Lega, essendo di Bergamo; ma s’incalabresì subito: pensate che si mise a chiedere il curriculum… proprio la mania più calabrese e borghese che ci sia! Sì, il “titolo di studio”, invece di farsi esibire in pratica gli argomenti per cui il suo celebre conterraneo, Bartolomeo, si guadagnò l’appellativo di Colleoni. Quali siano stati questi argomenti, dal rustico fiorentino Machiavelli più esplicitamente indicati e con minore eleganza, io non ve lo scriverò mai: ma Google c’è per tutti.

Un commissario, sì, ma giapponese. O Bartolomeo da Bergamo, quello vero.

Ulderico Nisticò