“Proprio qui in reparto dovevate farlo?”. Mentre i carabinieri gli stringevano le manette ai polsi, è questa l’unica frase sibilata dal cardiologo di Soverato arrestato ieri per lo stupro di sessantatré donne, inclusa una ragazzina minorenne. Le accuse sono pesantissime: violenza sessuale, pornografia minorile, interferenze illecite nella vita privata, truffa.
Ma quella fino ad oggi accertata – suggeriscono fonti investigative – potrebbe essere solo una minima parte di una lunga serie di violenze, perché almeno dal 2017 il dottore ha approfittato di camice e funzione per mettere le mani addosso alle sue pazienti. O meglio, a quelle donne che adocchiava e faceva di tutto per trasformare in pazienti.
Il meccanismo, scoperto dai carabinieri di Soverato coordinati dalla procura diretta da Nicola Gratteri, era rodato. Selezione e reclutamento avvenivano in ospedale. Il dottore – è emerso dalle indagini – studiava i suoi pazienti, cercava di capire se avessero figlie, sorelle o nipoti “appetibili”.
Quando erano di suo gusto, al paziente suggeriva che anche le familiari avrebbero potuto facilmente ammalarsi, magari in modo più grave. Ma, spiegava sempre, con una diagnosi precoce sarebbe stato possibile evitare il peggio, ma solo con accertamenti tempestivi. Ovviamente, da fare nel suo studio privato e per giunta a pagamento. Ma in quell’ambulatorio non si effettuavano visite, si collezionavano solo violenze. E tutte o quasi si svolgevano secondo lo stesso copione. (Alessia Candito – articolo completo su repubblica.it)