A Soverato “Quel blu Dentro Me”


Spettacolo, a fini sociali,  ideato e diretto da Antonio Pittelli. Ho avuto il piacere di assistere alla prima, andata in scena Giovedì scorso al teatro comunale di Soverato. Uno spettacolo particolare, una sorta di crossover per la miscelazione, la contaminazione dei generi letterari e dei linguaggi iconici: immagini, suoni, parole, il tutto assemblato in un plot essenziale, volto a rendere il dramma che vivono le famiglie con figli con sindrome autistica, abbandonate a loro stesse, senza supporti effettivi da parte delle istituzioni.

La trama è riassumibile in poche parole, in quanto narra la vicenda di una coppia che vive la gioia della nascita di un figlio il quale, però, mostra alcune difficoltà e decide di sottoporlo a controlli medici:  la diagnosi è implacabile e squarcia la vita della coppia, la porta sull’ orlo di una crisi, a causa delle immani difficoltà quotidiane. Difficoltà che i coniugi devono affrontare in solitudine e qui c’è la denuncia che è la vera morale dello spettacolo. Il termine autismo deriva dal greco autós («sé stesso ») e indica l’autoreferenzialità, la negazione dell’altro e di ciò che è differente da sé e quindi la mancanza del senso della realtà. 

È un disturbo generalizzato e pervasivo della personalità. La tipica sintomatologia presenta ecolalia e stereotipie, ritardi nel linguaggio e mancanza di rapporti con gli altri.  Sindrome assai difficile da gestire ed è questo che Tonino Pittelli e i “ Sognattori” tendono a rimarcare, in ogni passaggio, in ogni scena, esortando le istituzioni a cominciare a farsi carico del problema, come del resto già accade in altri paesi dove è stato adottato

Il metodo TEACCH, acronimo di “Treatment and Education of Autistic and Communication Handicapped Children”, che prevede la presa in carico globale in senso sia “orizzontale” che “verticale”, cioè in ogni momento della giornata e in ogni periodo dell’anno e della vita, delle persone con autismo o con altre disabilità comunicative. Ideato e progettato da Eric Schopler negli anni ’60 nella Carolina del Nord (USA), dagli anni ‘70 il metodo TEACCH è ufficialmente adottato e finanziato da questo Stato. In molti paesi Europei (Belgio, Olanda, UK,  Scandinavia) la maggior parte delle scuole e dei centri specializzati per persone con autismo sono attualmente organizzati sul modello del metodo TEACCH. 

Molto suggestiva la scenografia di Maria Tropea, con una serie di disegni che rimandano al mondo dell’ infanzia, colorati, ma privi di prospettiva, come l’ avvenire dei ragazzi con autismo; il gioco di luci orchestrato da Saverio Tirinato ha sottolineato i momenti topici della narrazione, giocando su un chiaroscuro che ha reso bene l’ alterna vicenda di speranze e delusioni, che accompagna chi vive quotidianamente il dramma dell’ autismo; Anche il suono, curato da Caterina Gualtieri ha accompagnato la narrazione, pervadendola di una soffusa malinconia e scandendo le fasi salienti dell’ intreccio.

  Uno schermo proietta filmati e immagini e ciò rende il fine didascalico della pièce. Bravi gli attori: Salvatore Gualtieri e Rosanna Corradino che hanno interpretato i genitori del bambino affetto da sindrome autistica; la Corradino ha interpretato, in alcune scene, una ragazza con autismo e lo ha fatto con estrema sensibilità, senza enfasi e senza scadere negli stereotipi. Bravi Rosanna Basanisi e Antonio Pittelli che hanno impersonato la cornice del racconto, in senso puramente boccaccesco, hanno cioè legato, con i loro interventi, brevi ma intensi, l’ insieme delle suggestioni e delle emozioni che lo spettacolo ha offerto a un pubblico attento.

L’ intervento finale dei rappresentanti delle autorità non lo ho ascoltato, per scelta. Non servono, a mio modesto parere, i discorsi di circostanza e, men che meno, il decalogo delle buone intenzioni; serve un cambio di passo, una nuova sensibilità, serve cogliere il messaggio che lo spettacolo ha inteso lanciare … cominciare a prendersi cura dei ragazzi con sindrome autistica e supportare le loro famiglie.

Antonio Pellegrino