Arch. Antonio Riverso: rigenerare città migliori, sostenibili e felici


La palingenesi del territorio, la necessità di promuovere socialità e ambiente e l’agopuntura urbana di Jaime Lerner architetto e urbanista brasiliano nonché già Sindaco di Curitiba sono gli argomenti che teniamo a mente nel nostro breve scambio di battute con l’Arch. Antonio Riverso, satrianese o satrianoto doc (scelga il lettore ndr) e che per il momento lasciamo in sospeso in attesa di approfondirli.

Uno scambio di battute nato da un interessante abstract che riassume l’intervento di Tonino (così per gli amici a Satriano) al meeting mondiale tenutosi a Pechino nel 2018 su “Strengthening city governance for better cities” che riportiamo. Il grande tema dell’agopuntura urbanistica di Jaime Lerner, fra l’altro ospite di Riverso diversi anni fa in Calabria, lo tratteremo dunque in altra occasione. Per il momento spostiamo l’attenzione sull’abstract dell’Arch. Riverso da poco nominato nella giuria dei big europei dell’architettura sostenibile da cui nasce l’idea ma anche la proposta senz’altro utile alla nostra Calabria su come rigenerare città migliori, sostenibili e felici. 
Fabio Guarna – Soverato News

Rafforzare la governance della città per rigenerare città migliori, sostenibili e felici
di Antonio Riverso

Le nostre città sono diventate senza centro o centri che si possano riconoscere come buona essenza urbana. I loro dintorni sono così intrusivi e incerti che la vecchia città in questo ultimo secolo è diventata un labirinto di periferie che ormai si interseca con la città confinante! Non sai dove finisce la tua e dove comincia l’altra città. Oggi abbiamo bisogno di un’adeguata governance dell’immenso sviluppo urbano, che potrebbe essere coerente ed equilibrato, comprendendo da un lato la ricerca della coesione sociale, un minor spreco di terra, dall’altro un minor consumo di energia attraverso un’architettura intelligente che richiede tenere conto della considerazione della complessità del contesto naturale e tecnologico in cui la città sproporzionata sta crescendo.

Oggi la popolazione si sente in diritto di conoscere e comprendere qual è l’ordine sociale ed economico generale che esiste sotto l’apparente disordine delle città in generale, e come interagire con il reale funzionamento della vita collettiva nella metropoli che ora sembra connettere, circolare e lungo, il mondo intero. Potremmo anche assistere a breve ad una fase esplosiva con metabolismo passivo. Cioè, un momento in cui le città si gonfiano eccessivamente e in un altro dove potrebbero improvvisamente sgonfiarsi, trovando il governo della città impreparato in un caso e nell’altro.

Ma come sarà possibile ottenere una città con un metabolismo dinamico, cioè che cresce più o meno rapidamente durante i rapidi sviluppi urbani e si riduce, più o meno rapidamente, senza lasciare diseconomie vuote e vuoti urbani inconcludenti? Questa è la sfida! La vera città piuttosto che essere solo densa, come una risposta ragionevole allo sprawl irrazionale (che è buono a dire non dipende solo dai nuovi ed imprevisti arrivi), deve rigenerarsi come socialmente coesa, ma deve anche essere responsabile nella sua architettura che quindi deve possedere la capacità di adattarsi più rapidamente alle mutevoli esigenze della vita della popolazione.

Oggi, molti architetti e pianificatori urbani (ma non solo loro) stanno cercando quale configurazione possa adottare la nuova città, nel suo insieme, in modo che anche le sue parti storiche possano essere riutilizzate per quanto riguarda i rapidi cambiamenti e le esigenze discontinue di una società mutevole che vive per la maggior parte in periferia. L’obiettivo sostenibile è la generazione di una pluralità di nuovi luoghi in cui viene effettuata la complessa contaminazione tra tutte le fonti che compongono la città, fino a quando non diventa un luogo metabolico di contatto fisico, intendo: tra le architetture e gli abitanti. Tra gli abitanti e gli utenti quotidiani che vengono da fuori città. La nuova architettura non deve “apparire” come una “manifestazione” insostenibile di voluttuose astrazioni, ma deve essere un atto responsabile per legare tutte le prospettive future dei paesaggi urbani trasformandosi continuamente, generando bellezza e felicità.

Antonio Riverso