Cinque anni di Ponte Morandi, e la giustizia legale


 Quarantatré morti, un ponte crollato, cinque anni, cioè sessanta mesi, cioè mille e ottocento giorni, e siamo all’anno zero, giorni zero, mesi zero. Il processo riprenderà, o così dicono, a settembre.

 Metto le mani avanti: quanto è accaduto – o, più esattamente, quanto NON è accaduto – è tutto perfettamente legale; sarà anche perfettamente legale, quando arriva (e arriva, arriva!), la PRESCRIZIONE. La prescrizione è un istituto legale, e solo i maligni possono pensare che i mesi e anni e giorni si facciano passare apposta. Voi non siete maligni, cari lettori, vero? Quanto a me, io sono notoriamente un buonista ingenuo.

 Ragionando alla grossa, e senza essere giudice o perito eccetera, io così argomento. Tre possono essere le cause del crollo di un manufatto di quelle dimensioni:

– esplosivi;

– terremoto;

– cedimento strutturale.

 Ebbene, non risulta alcuna traccia delle prime due ipotesi, da me esposte per “scuola”, ovvero per provocazione e ironia. Resta che il Morandi è caduto da solo, quindi qualcosa non funzionava, e non funzionava di serio.

 In cinque anni, nessun perito ha scoperto se il progetto era sbagliato o meno; se il cemento era buono o fasullo; se la manutenzione…

 …già, non è che vuole un oracolo per appurare se e quando è avvenuta una manutenzione. A naso, io penso che sia stata scarsa… e diciamo scarsa.

 Ci sono colpevoli? Vero che “la responsabilità penale è personale”, e i processi devono accertare se Tizio o Caio sono personalmente colpevoli. Intanto, che io sappia, nessuno è in gattabuia, anzi nemmeno ai domiciliari o firma… Del resto, che Sempronio o Mevio finiscano al gabbio, francamente m’interessa pochissimo anzi niente; e mi pare improbabile che uno dei quattro di cui sopra, stando in galera, si “rieduchi”; e dobbiamo pure dargli da mangiare.

 E poi c’è qualcosa di più risolutivo della prescrizione, l’Eguagliatrice, la Signora con la falce, la Parca. “Mors solvit omnia”: e a ogni essere umano capita di morire, prima o poi. Succede!

 E gli aspetti civili? I risarcimenti? Ad Kalendas Graecas?

 Intanto, a settembre 2023 i mesi sono sessantuno, e inizia il sesto anno. Come si fa ad avere “fiducia nella giustizia” che impiega cinque anni, e ancora non ha cavato un ragno dal buco? Ripeto che tutto è legale, legalissimo: però mi cadono le braccia.

Ulderico Nisticò