Cronache tragicomiche della sanità in Calabria, e il Decreto


Facile gioco di parole: la cronaca della calabra sanità è quella di una malattia cronica. Narriamola, in breve.
Prima del 1970, c’erano gli ospedali con consigli di amministrazione. E già ci metteva mano la politica…. Nel 1975, a Soverato, la DC si prese il sindaco, il PSI l’ospedale: successero poi cose boccaccesche per la presidenza, ma lasciamole sepolte nella notte dei tempi.

Arrivarono poi le Unità Sanitarie Locali (USL): la Calabria, che quando deve fare schifo non si sottrae mai alla bisogna, se ne diede 32, ognuna con presidente, vice, assessori, consiglieri, e pozzo senza fondo di spese; e crisi, e rimpasti… e pasti, tanti, tanti pasti. E 42 ospedali; per venire a noi: Soverato, Chiaravalle, Serra, Soriano, Tropea, Pizzo, Vibo; e sette nella Piana, a cinque km uno dall’altro.
Chi pagava? La politica. Ogni politicante locale aveva cui bussare un politicante nazionale, che mandava lire. E le lire? Le lire fasulle si stampavano nella tipografia sotto casa: era il famoso metodo Andreotti Craxi Ciampi.

Ed ecco valanghe di assunzioni. Di che? Guardarobiere, giardiniere, usciere, pompiere, alabardiere, archibugiere… qualunque cosa, purché finisse in –iere. Al primo concorso interno notturno, il magazziniere diveniva amministrativo, infine dirigente megagalattico.
Ogni contadino e artigiano divenuto portiere, fu un artigiano e un contadino in meno: e questo spiega come mai la Calabria sia l’ultima d’Europa. E s’ingrassarono politicanti di ogni risma. E dilagò la corruzione anche morale, non solo legale.

E i medici? I medici calabresi (salvo i laureati a 50 anni) erano bravi come quelli del Veneto, al momento della laurea; ma il sistema non li aggiornò mai, e sono rimasti, con rare eccezioni, alle siringhe e agli enteroclismi; e alla preistorica locuzione “posto letto”. Questo non impedì loro di diventare, se adeguatamente raccomandati, primari o genuini o fasulli o ff.

Così si scopre che il più grande ospedale della Calabria sta a Milano!!! E che a Reggio si pagavano due e tre volte le stesse fatture…
Poi finirono le vacche grasse, e le USL divennero ASL, poi ASP… ma non cambia il risultato cambiando l’ordine degli addendi. Addendi? Sottraendi, solo sottraendi: qui nessuno aggiunge niente, solo tolgono; e infatti il bilancio della sanità è uno spaventoso buco in cui precipita il pubblico denaro.

Ora voglio sperare che il Decreto approvato a Reggio il 18 aprile divenga effettivamente operante tra 15 gg, senza discussioni e senza tentativi di bloccarlo per poter nominare, sotto elezioni, parenti e amici.
Qual è il suo punto di forza? Che i responsabili verranno sottoposti a controllo ogni sei mesi, e se sgarrano, mandati a casa. Mi auguro, pedibus in retro versis… nella traduzione più imprecisa e volgare, ma efficace.
Basta fare due conti: cattiva amministrazione, a casa!

Ulderico Nisticò


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