Gerusalemme e la pace


Quando Abramo, da Ur dei Caldei in Mesopotamia, raggiunse Gerusalemme, vi trovò un re e sacerdote, Melchisedech, il quale venerava Dio, ma non era ebreo; del resto non lo era, ancora, nemmeno Abramo.

Dopo varie vicissitudini di esilio, esodo e conquista, è con Davide che Gerusalemme diviene capitale del Regno; e Salomone vi costruisce il tempio. Ma poiché già alla sua morte lo Stato si scioglie in Israele e Giuda, Gerusalemme è capitale di questo solo.
Segue la cattività babilonese per tre secoli, finché Ciro, re di Persia, non riconduce gli Ebrei, ma ora sono Giudei e praticano il giudaismo, anche a Gerusalemme; e viene ricostruito il tempio.

Ai tempi di Cristo, la città è sede principale del territorio, con il governatore romano e il re Erode e il sinedrio. Nel 70, dopo una fiera rivolta, Tito distrugge Gerusalemme.
La città verrà ricostruita, ma con il nome di Aelia Capitolina, che conserverà ufficialmente per tutto l’Impero: anche i vescovi cristiani presenti ai Concili di Efeso e Nicea lo sono come presuli di Aelia Capitolina.

Il nome di Gerusalemme mantiene però la sua valenza biblica presso i cristiani, e poi coranica presso i musulmani, per cui la terza Città sacra: da lì Maometto salì al cielo. I sovrani crociati s’incoronarono re di Gerusalemme, titolo che, per complicate questioni dinastiche, passerà a molte casate: Svevi, Angiò, Aragona e Borbone; Lusignano e Savoia… Ma la città era tornata presto in mano turca, e vi restò fino al 1917.

Turca sì, ma con larga libertà di culto per i cristiani di tutte le confessioni; e la Santa Sede nomina un Custode di Terra Santa, che è per consuetudine, e per opportunità ed elasticità di rapporti, un francescano.
Sacra a cristiani, musulmani ed israeliti, Gerusalemme è un classico esempio di città di tutti e di nessuno.

Nel 1917, l’ufficiale e avventuriero inglese Lawrence e l’emiro Feisal della Mecca suscitarono la rivolta araba contro la Turchia; favorita dagli Inglesi, che però, con la Dichiarazione Balfour del 1917, nello stesso tempo proclamavano la Palestina “focolare ebraico”, venendo incontro alle istanze del sionismo (ritorno a Sion).

Finita la guerra, Londra ottenne, come Mandati, Iraq, Palestina e Transgiordania; e continuò la sua ambiguità: mentre consentiva l’immigrazione ebraica, armava in Transgiordania una Legione Araba, che altro nemico non poteva avere che i sionisti. Infatti già nel 1929 e nel 1936 si ebbero già scontri armati tra Arabi ed Ebrei.

Nasceva intanto un nazionalismo arabo laico, il Ba’at, con evidenti simpatie per l’Italia fascista e poi la Germania nazionalsocialista. Poca cosa di fatto, ma l’Egitto, pur occupato dagli Inglesi, non dichiarò mai guerra a Italia e Germania che lo invadevano; e nel 1941 l’Iraq si ribellò e si alleò, subito represso, con l’Asse.

Troppo lungo sarebbe anche solo riassumere quanto accadde dal 1947, quando la Gran Bretagna fuggì a gambe levate dai Mandati, e nacquero, caoticamente e senza confini definiti, Israele e Giordania. Donde le guerre del 1947, 1956, 1974 eccetera. A nulla sono servite le varie ridicole “road map” e altre chiacchiere al vento del deserto. L’unica azione seria dell’ONU fu l’invio di un uomo serio e forte, il conte svedese Folke Bernadotte… che appena arrivato venne assassinato, il 17 settembre 1948, da una banda terroristica ebraica allo scopo evidente di impedire la pace.

Nessuno ha fatto o sa fare qualcosa di serio per mediare non a parole, ma con i fatti. E con i fatti, Israele occupa tutto il territorio dal Golan siriano ai confini con l’Egitto, tranne alcune asfittiche aree rimaste ai Palestinesi arabi. Ora Israele ha proclamato sua capitale Gerusalemme; e USA e altri si sono affrettati a riconoscerlo; l’ultimo, Salvini.
Errore gravissimo, che toglie ogni speranza di dialogo vero e credibile. Gerusalemme, ripetiamo, non è ebraica più di quanto non sia di Melchisedech e degli Ebrei e dei Giudei e dei Romani e degli Arabi e Città Santa di Cristo e di Maometto.

Parentesi su Salvini: se crede di fare il bravo fanciullo e farsi voler bene dal potere mondialista, il rifiuto della Segre al suo convegno dovrebbe bastargli da lezione, e a individuare chi gli è avversario [non dico nemico, se no le sardine si arrabbiano… pardon, si turbano]. Si ricordi che anche Fini fece il filoisraeliano per la pelle, e la sua sorte, non solo politica, fu ed è misera.
La comunità internazionale, che dovrebbe fare? Beh, non ci vuole molto:

1. Rigorosa equidistanza tra i contendenti, smettendola di aiutare gli uni o gli altri. I Palestinesi resisterebbero una settimana, Israele forse tre mesi.
2. Rifiuto di ogni valenza ideologica: i Palestinesi non sono una specie di “proletari” da sorreggere marxianamente; e lo Stato di Israele è uno Stato come la Danimarca e il Laos, e non una specie di mito di cui sia vietato parlare male, anzi parlare: e va trattato come uno Stato qualsiasi.
3. La pace, in quelle contrade, va imposta, visto che a proporla non si cava un ragno dal buco tra contendenti che si odiano.

A proposito di miti, vi ricordo che tutto inizia nel 1917, e non nel 1945 (o nel 1933!). Fatevi due conti con le date, così vi passano le fantasie diciamo così ufficiali. Quanto a Gerusalemme, tutto inizia nel II millennio avanti Cristo.

Ulderico Nisticò