A scanso di sofismi altrui, dichiaro perla centesima volta che io voglio il Ponte, come voglio qualsiasi cosa scuota la Calabria dal suo eterno “mo vidimu”, e il “mo” non arriva mai. Sono stato chiaro?
Ma si potrebbe infiltrare la mafia… Con questo bel ragionamento da tema in classe copiato (e copiata anche la traccia!), in Calabria non si potrebbe fare nulla. A parte che non si può fare nulla da nessuna parte del mondo che non attiri sciacalli di ogni natura. Pensate che Catullo accusa Cesare di conquistare la Britannia per ingrassare i suoi amici ladroni: studiate, ragazzi; e poi leggete il XX del Purgatorio… eccetera.
E veniamo alla mafia. È possibilissimo che la mafia voglia interessarsi al Ponte come a qualsiasi altra cosa dove girino soldi. Vero, ma cos’è questa mafia che dovrebbe mettere le mani sul manufatto?
Davvero qualcuno pensa che la mafia del 2025 sia don Cicciu e don Micu con la coppola e la faccia tagliata, i quali verranno a chiedere all’operaio il 5% del suo magro peculio, magari sotto forma di un bicchierino al bar? E già, questo è il significato originario di “pizzo”.
Ma no, ragazzi, la mafia del 2025 conserva ancora, per prudenza, qualche usanza del passato, se dovesse servire un sicario molto volenteroso e pochissimo informato; però oggi la mafia ha i soldi in qualche banca di Singapore, banca, s’intende, di sua proprietà; e mica li tiene a nome della “Cosca di Bosconero”; li gestisce una “olding” mondiale il cui “manager” è plurilaureato con master, e, ovviamente, è incensuratissimo, e mai ammazzò qualcuno, anzi nemmeno rubò la marmellata al compagno di banco, anzi gliene offriva… e a scuola pigliava otto e nove nei temini antimafia, e sfilava tra i primi durante una bella salata di massa durante il convegno antimafia con relatore pagato.
Riassunto: dobbiamo certo combattere la mafia, ma la mafia vera, non quella immaginaria degli antimafia segue cena e degli intellettuali sempre cittadini onorari di Fontanas€cca e dintorni. E la mafia non si combatte impedendo le opere pubbliche e il lavoro.
E comunque io voglio il Ponte.
Ulderico Nisticò