Napoli; un documentario che accontenta tutti…


…quindi nessuno. RAI 3 ha mandato una trasmissione su quanto accadde a Napoli a fine settembre 1943, spesso detto “Quattro giornate”, tipo “Trois glorièseuses” di Parigi 1830 e “Cinque di Milano” 1848.

 Il documentario RAI accontenta le donne, che, apprendiamo, avrebbero combattuto in prima linea, armi alla mano, e solo donne come le Amazzoni. Anche le interviste sono state soprattutto a donne.

 Nei margini, accontenta qualche maschio anziano, che, se davvero si ricorda quei fatti, dovrebbe avere più o meno novant’anni, e a vederlo non pareva.

 Racconta anche la vita nei rifugi sotto i bombardamenti, e la voce narrante si sforza di sussurrare che erano “angloamericani”, quindi precedenti quei fatti. Gli attacchi nemici su Napoli furono, infatti, moltissimi e violentissimi, ed è evidente – ma nessuno lo ha detto – che era insufficiente la difesa contraerea e area; o, se preferite, era nettamente superiore la potenza avversaria.

 Non si dice nulla del 25 luglio; e l’8 settembre viene appena appena accennato. Così nessuno capisce come mai le forze tedesche, fino all’8 settembre nostre alleate, siano divenuti entro un’ora per forza nemiche. Nemmeno una parola sulla battaglia di Salerno di pochi giorni prima; e niente di dice del fatto che la linea difensiva germanica era stata decisa fosse a Cassino, cento chilometri a nord di Napoli.

 La sola cosa credibile dei fatti dopo l’8 settembre è che i napoletani abbiano accolto la cosa come la fine della guerra; trovando però l’ex alleato come occupante.

 I fatti degli scontri armati sono rappresentati attraverso spezzoni di film. Nessuna parola precisa su luoghi e date e combattimenti effettivi, e nomi di combattenti. Anche in questo caso, il documentario accontenta i resistenti senza pigliare impegni sulla verità storica.

 A dire la verità, all’inizio il documentario accontenta anche i fascisti, mostrando come la Marcia su Roma sia stata preceduta di pochi giorni da grandi manifestazioni fascistissime di Napoli. E, per quanto di corsa, mostra le grandi opere pubbliche del Ventennio.

 Insomma, tutti contenti, quindi nessuno.

 Restano invece scontenti i briganti, che, nell’introduzione, vengono spacciati per “democratici” e “repubblicani” e “mazziniani”, quando invece erano borbonici e comunque monarchici, e nemici mortali dei liberali e dei costituzionali, e dicevano “Viva o Rre”.

 A proposito, Napoli al referendum del 1946 votò in massa monarchia, e almeno fino a vent’anni dopo aveva sindaci esplicitamente monarchici.

 Insomma, un documentario bon à tout faire, bon à rien faire. Non si studia così la storia.

Ulderico Nisticò