S. E. Serafino Parisi


 Non voglio accampare meriti, ma tantissimi miei allievi hanno fatto strada; e, nelle gerarchie ecclesiastiche, ecco un vescovo, quello di Lamezia T., o, come recita la solenne bolla papale in latino, “episcopus Neocastrensis”. Ed è un’ascesa ottenuta con una lunga opera al servizio della Chiesa calabrese, e anche, non dimentichiamolo, al servizio della cultura biblica, teologica e laica. “Ad maiora”, ritengo e auspico.

 Imponente e solenne la cerimonia a S. Severina, con tanti arcivescovi e vescovi e tantissimi sacerdoti; e una folla sia di concittadini del Presule, con il sindaco Giordano, sia di rappresentanti della futura Diocesi, in testa il sindaco di Lamezia, Mascaro. Abbiamo tutti notato l’impeccabile organizzazione, frutto anche della collaborazione di tutto il Marchesato.

 Bene. Ma per un ecclesiastico, la tiara è soprattutto due cose: la pienezza del sacerdozio (un vescovo può ordinare sacerdoti), sia una grande e pesante responsabilità di fronte allo Spirito Santo che “soffia dove vuole” e ha scelto lui, sia di fronte agli uomini.

 Sia di fronte a Roma. Ebbene, non posso non dirlo: “oportet ut scandala eveniant”. E, negli ultimi tempi, la situazione ecclesiastica della Calabria non era stata delle migliori e delle più tranquille. Ma “Ecclesia semper reformanda”, e qualcuno è intervenuto, con autorevolezza e decisione. Ah, se anche la Calabria politica e amministrativa potesse essere riformata con altrettanta rapidità!

 Intanto rinnoviamo il compiacimento e gli auguri a S. E. Serafino Parisi, vescovo lametino.

Ulderico Nisticò