Duisburg, l’ASP di Reggio e la ndrangheta analfabeta


 Hanno sgamato l’ASP di Reggio, presunta fogna, dove pagavano due volte le fatture, per esempio a laboratori privati. Sono dunque dei presunti mascalzoni, sia i privati sia gli ex dirigenti dell’ASP. Fosse per me, sarebbero ai remi di qualche galera, come si usava ai bei tempi delle Repubbliche Marinare.

 L’ASP di Reggio è stata sciolta per ndrangheta. Ottima idea, scioglierla, per qualsiasi motivo, fosse anche divieto di sosta; perciò, pur di vederla sciolta, quella presunta sentina di corruzione, mi sta bene anche la ndrangheta.

 Solo che non ce li vedo, quei presunti ladri, con un mitra in mano come a Duisburg: sono paciosi e grassottelli burocrati, sono miti medici… e sono anche perennemente a dieta, quindi nemmeno ce li vedo, in un bosco di Polsi, a scannare capre e arrostirle, e intanto pregare, a ore alterne, la Madonna della Montagna e la sua nemica “Scibiglia”, la Sibilla. Non ce lo vedo, in mezzo a loro, il mitologico d. A. M.

 Chi era, d. A. M.? Intanto, scusate se non faccio il nome: parce sepulto, direbbero i padri latini; ed è faccenda di mezzo secolo fa. Era, d. A. M., un genuino e arcaico capo di ndrangheta; uomo potentissimo, era in grado di decidere della morte di un uomo, però non era in grado di telefonargli, si racconta, perché analfabeta anche delle cifre arabiche; e conduceva una vita miserrima. Si oppose alla droga, e lo uccisero; e ciò avvenne secondo il rito, in presenza di nove persone, numero previsto dal suo altissimo grado. Al funerale bastava recintare il paese di S. come fecero i Persiani ad Eretria, e si risolveva il problema dell’ordine pubblico in Calabria, Sicilia e Stati Uniti d’America.

 Verissimo, ma d. A. M. non possedeva laboratori, anzi credo in un laboratorio non abbia mai messo piede, come mai in un’aula scolastica. Altri tempi, da farci un film storico.

 Oggi i dirigenti dell’ASP di Reggio sono laureatissimi, specializzatissimi, coltissimi, educatissimi; non mangiano la capra, tanto meno la scannano; e non li ammazzano, né in nove né in uno: li pagano. Nessuno vero uomo di ndrangheta (ἀνὴρ ἀγαθός: fatevelo tradurre, se mai), nessun uomo d’onore d’un tempo si sarebbe disonorato a sparare a questa gentuccia smidollata e moralmente corrotta. Non serve, del resto; basta scucire soldi.

 Soldi, o assunzione figli, o sistemazione segretaria/amante, o regali alla moglie connivente… in Calabria, ci sono mille modi di pagare. A proposito, anche i premi letterari che dilagano ogni estate.

 Tutti i modi di questo e dell’altro mondo, tranne arrosto di capra, vino buono, tarantelle a duello… Non li inviterebbe nessuno, a vino, quella manica di sedentari dai trigliceridi sotto controllo. “L’ominu si canuscia a lu vinu”: è dialetto vero, non quella porcheria linguistica della RAI. I dirigenti dell’ASP di Reggio non li vedrei mai in una tavolata popolare: gente da pagare come i servi, e poi sputarci sopra.

 Ora qualcuno dirà che mi sono svegliato ndrangatista. No, fidatevi, anche se di popolaresche tavolate ve ne posso raccontare un poema epico, e giuro che mai ho detto di no a una soppressata con molto Bacco. “Sum paulo infirmior, unus multorum”, direbbe Orazio; e spero di continuare ad esserlo almeno un’altra ventina d’anni.

 No, tranquilli. È che, se si continua a credere che i dirigenti dell’ASP di Reggio siano mafiosi, cioè vivano sull’Aspromonte eccetera o siano analfabeti come la buonanima di d. A. M., sarà come se, in termini medici, volessi curare per raucedine uno che si rompe la gamba.

 I dirigenti presunti criminali non sono ndrangatisti, anzi alla vera ndrangheta di una volta farebbero schifo esattamente come fanno presunto schifo a me. E sono l’autentico bubbone della Calabria: se io mi ammalo (quod deus avertat) e devo temere che il sanitario sia un ciuccio raccomandato; se scrivo di teatro con una certa competenza, però i soldi li danno al somaro parente di qualcuno… eccetera…Ecco perché la Calabria è l’ultima d’Europa.

…ah, se la ditta che piglia l’appalto è raccomandata e poi i ponti cadono (quello di Germaneto, mica quelli ormai ottantenni della 106: ahahahahahahahahahahahahahah), e magari cadono mentre passo io, ragazzi, io non me la piglio con la ndrangheta, ma con la SOCIETÀ CIVILE: politicanti, dottori, ingegneri, scrittori, poeti, predicatori, antimafia di mestiere…

 E con la RAI che, mostrando una faida di quattro fessi cannibali, fornisce un alibi ai delinquenti in giacca e cravatta, che non parlano dialetto…

 Parlano un fastidioso e pesante italiese scolastico.

Ulderico Nisticò


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