Qualcosa di Calabria


Mentre la maggioranza di Draghi è sempre meno totalitaria, e gli entusiasmi verso il Santo ed Eroico Taumaturgo dopo due giorni sono già sbolliti… ma ne riparliamo tra qualche mese… ora non ci scordiamo della Calabria.

Non c’è un ministro calabrese? Ragazzi, immaginate che uno di voi debba nominare ministro qualcuno dei 31 trovatelli che sono oggi i parlamentari della Calabria: ce ne vorrebbe, di faccia tosta! Però, il papà di Colao…

Si torna a parlare del patetico e costosissimo filmetto di Muccino, che, a quanto pare, la Regione non intende pagare: e, secondo me e a parte le leggi, farebbe bene. Pagherà, alla fine, ma almeno abbiamo la dichiarazione ufficiosa che il corto muccinesco è un pessimo prodotto sotto ogni profilo. A pagare e a morire, c’è sempre tempo, però; almeno, facciamogli capire che la Calabria è una cosa tragicamente seria, e non una robetta per ragazzini non cresciuti.

La cultura… beh, che mi dite del centenario della morte di Dante (14 settembre 1321), il che dovrebbe portare a trattare di Gioacchino da Fiore? Niente, mi dite? E già, la cultura ufficiale in Calabria è fatta solo di piagnistei ben retribuiti. Gli intellettuali rifocillati forse Dante a scuola l’hanno sentito vagamente nominare; Gioacchino, mai. Insomma, con la cultura in Calabria, in quanto sistema, siamo a zero.

Qualcuno faccia sapere a Tansi che uno non si può candidare a presidente del Consiglio regionale, se prima non è stato eletto il Consiglio, e se del Consiglio non ha dalla sua almeno il 51%. Quanto a De Magistris, se si porta dietro Pino Aprile, busca milioni di applausi (“eravamo ricchi e ci hanno rubato tutto in due mesi”) e il 3% scarso dei voti.

Per le regionali, il PD annaspa; il cdx, ammesso rimanga unito, non dà utili segni di vita; i 5 stelle, non pervenuti… e non perverranno, quel poco che ne rimane.

L’orrendo caso di Tropea: io non rubo il mestiere ai magistrati, quindi non so se c’è reato, e nemmeno me ne curo. Quello che è certo è che c’è stata “culpa in vigilando”, il che è un giudizio politico e di responsabilità politica, estesa a tutto l’apparato amministrativo di Tropea. Eh, il latino.

Passiamo ora allo Ionio. Che ci va a fare in serie A una squadra calabrese, se poi non la regge? E poi, lasciatemelo dire, che è molto dubbio, un campionato con tali disparità. Non sarebbe meglio fare A2 e A1 come nella pallavolo?

Ulderico Nisticò