Occhiuto commissario, e il commissario della strada


 Spero che Occhiuto sia nominato commissario alla sanità, e presto. Detto questo, ricordiamo che, negli ultimi grami decenni della Regione, abbiamo avuto anche presidenti commissari, per esempio all’immondizia, e le immondizie andavano lo stesso alle stelle.

 Non basta quindi un commissario, e con lui dei sub: serve che il commissario sia veramente un commissario, nel senso più ovvio del termine: cui committitur, più elegantemente cui committatur; dal verbo com-mitto, is, com-misi, com-missum, com-mittere, III coniugazione. Cioè un potere committit, affida ad un Tizio un compito, e lo mette in condizione di svolgerlo.

 La sanità calabrese è nel disastro totale dopo un decennio di commissari, evidentemente poco capaci, ma ancora più evidentemente dotati di pochi poteri. E quando un commissario non ha gli adeguati poteri, è solo un burocrate che si aggiunge a una sfilza degli altri non meno dannosi burocrati. Ricordatevi Miozzo, persona serissima, il quale per fare il commissario alla sanità in Calabria chiese i poteri… e ovviamente non glieli hanno dati. E Miozzo li salutò.

 Consiglio perciò ad Occhiuto di farseli dare i poteri, e regolarsi di conseguenza. Esempio, va in un ospedale, e se il primario non è al suo posto… telefona a casa del primario, e quando egli torna, saranno guai suoi, con la moglie: “Disgraziato, dov’eri?”, e giù sospetti di tresche sanitarie con belle colleghe. Basta una volta, e vedrete come si sparge la voce, e tutti vanno a lavorare in orario. Ahahahahah!

 Ecco, non bastano nemmeno i poteri, serve la voglia di esercitarli!!! Ed esercitarli straimpiandosene di persone e cose e lacci e lacciuoli.

 A proposito di commissari, ne hanno nominato uno per la Trasversale delle Serre. Benvenuto, alleluia, musica per le mie orecchie. Per le mie vecchie orecchie e vecchie membra, le quali membra sulla Trasversale vorrebbero passare guidando ancora la macchina e non trasportate sull’ambulanza della Casa di riposo! A calcoli fatti, verso il 2035 non mi rinnovano più la patente.

 Dite voi che esagero, a scrivere 2035… eh, ragazzi, ne sento parlare dal 1968, e finora, dei circa 60 km, non ci sono manco metà. Poi dite che uno fa il nostalgico: ma vi accerto che la 106 giunse a Policoro nel 1932 e a Soverato nel 1935: e non mi risulta che abbiano fatto qualcosa di illegale; ma che hanno fatto presto. Presto e bene, se i ponti sono ancora in piedi e ci resteranno in eterno (hanno solo bisogno, dopo 80 anni, di un’intonacata; e i pannelli, perché sono “beni storici”!), mentre la recentissima strada di Germaneto è crollata, che io sappia, in almeno tre punti; ed è in quotidiana riparazione. A proposito, è andato in galera qualcuno?  No? Che distrazione!

 Viva il commissario della strada, allora, ma… vedi sopra. Io vorrei sapere quali poteri ha, il commissario della Trasversale, e come ne vuole fare uso. Esempio: bando di gara di pochissime parole, perché meno parole ci sono, meno c’è spazio per le interpretazioni e per i ricorsi e per allungare la corda ben oltre il fatale 2023. Come sarebbe bello, se i bandi si potessero scrivere nel latino delle Dodici Tavole:

si noctu furtum faxit, si im occisit, iure caesus esto,

 dieci parole in tutto. Ma sentite come farei, io.

 Articolo uno del bando? Presto detto: “Abbiamo per Gagliato – 106 solo 54 milioni, e manco una lira in più; non vi sognate revisione prezzi manco in caso di terremoto o diluvio di Noè”.

 Articolo due? “Se offrite un ribasso che puzza, chiamo i carabinieri”.

 Articoli tre, quattro… novantanove? Inutili, perché i primi due bastano a scacciare cialtroni ed avventurieri e furbetti del cementino. Se lavora una ditta seria, non serve la legge, ma solo la dantesca “intenzion dell’arte”.

Coraggio, commissario, contro tutti i passacarte; e coraggio anche contro archeologi della domenica e agricoltori che mai non furono. Se i sindaci se ne fregano, e con loro deputati e senatori e consiglieri regionali, meglio così. Non occorrono politicanti, ci urgono operai, e spero di vederne prestissimo al lavoro tanti, e con ruspe e pale e picconi.

 E faremo un’altra inaugurazione a modo nostro, senza discorsi e con panini e zeppole e vino; e anche a tale proposito, confido di mangiarne e berne prima che il medico, per ormai avanzata età, mi metta ad acqua fresca e semolino.

Ulderico Nisticò